Mi viene sempre più da sorridere quando accendo la tv, leggo i giornali e ascolto la radio. Un sorriso amaro, di tristezza ineluttabile se non ci fosse la fede ad animarmi e sostenermi. La musica e’ sempre la stessa: crisi economica, recessione, disoccupazione etc. E giù ricette e soluzioni, a volte improvvisate, altre volte frutto di studi sociali. Eppure dopo mesi e anni la musica non cambia. Perché? Probabilmente si rinvia sempre l’affrontare con determinazione i problemi, non si vogliono vedere le cause vere, e si finisce con il riporre la speranza in chimere o cambiamenti che nascono da politici o improvvisati tali, magari col passato da teatranti e inclini a scambiare lo scenario sociale col palcoscenico di un sala. Peggio ancora quando si piomba nel fatalismo, in una sorta di attesa che qualcosa accada senza muovere un dito affinché realmente si verifichi. Per non parlare del criticare tutto e tutti esclusivamente per il gusto di dare fiato alle corde e vivere un’illusione, quasi taumaturgica, secondo la quale discettare senza azione esorcizzi i problemi. Poi, nonostante la realtà riporti tutti con i piedi per terra, ci si ostina a non volerci fare i conti. La risposta previa che aiuterebbe ad essere veramente pratici, va data a due domande preliminari. Siamo certi che dimezzando e spezzando l’unita’ dell’uomo, cioè privandolo della sua ontologica componente spirituale, lo si possa redimere e indirizzare verso la realizzazione completa? E ancora: si possono riparare i danni di una decadenza culturale, spirituale e di relazioni, senza curare le medesime? Ecco perché sorrido. Trovo queste domande, e le prevedibili risposte, scontatissime. E l’amarezza? Questa deriva dalla reale questione: perché allora ostinarsi nella cecità? E l’ottimismo? Affonda radici nella certezza che Dio non ci ha abbandonato dopo il peccato d’origine, non si e’ stancato di noi dopo che l’abbiamo messo in croce, non ci abbandonerà nemmeno ora in questo tempo di autolesionismo, delirio e ubriachezza collettiva. Lui è con noi, basterebbe solo aprire gli occhi e accorgersene.
Alfonso D’Alessio
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