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Obesità nell’infanzia

del Dottor Giovanni Acampora (giovanni-acampora@virgilio.it)

Abbiamo una popolazione di bambini estremamente sedentari. E’ difficile che questo stile di vita non abbia un impatto rilevante sul rischio di aumentare i depositi di grasso.

Che fare?

L’obesità è una malattia cronica, difficile da guarire e che si complica con numerose altre malattie metaboliche e non metaboliche che conducono a ridurre la durata della vita oltre che la qualità. E’ necessario quindi prevenirla intervenendo sin dalla prima età. A tal riguardo la tempistica è fondamentale, prima s’interviene maggiori sono le possibilità di successo.

Gli obbiettivi principali della terapia dell’obesità del bambino sono i seguenti:

  1. Ridurre/eliminare le co-morbilità.
  2. Migliorare il rapporto peso/statura, riducendo la massa adiposa.
  3. Migliorare il benessere psicofisico del piccolo paziente e la sua qualità di vita.

Perché l’intervento sia efficace è indispensabile il coinvolgimento attivo dell’intero nucleo familiare, tutti devono collaborare in modo diretto alla realizzazione del programma onde evitare il suo fallimento.

I tentativi “fai da te” oppure semplicistici attraverso il consiglio generico di svolgere attività motoria sono quasi sempre fallimentari soprattutto nel medio – lungo periodo. L’approccio al trattamento è sistematico, cognitivo – comportamentale.

I due sistemi principali per la prevenzione ed il trattamento dell’obesità del bambino sono la nutrizione e l’attività motoria.

Molti genitori chiedono al pediatra una “dieta” per il loro bambino, per farlo calare di peso. Anche molti pediatri la pensano così e consegnano la dieta ai genitori che la richiedono o la prescrivono a quelli che non la richiedono perché pensano di ottenere con la dieta il risultato sperato. Questa pratica persiste da anni, tuttavia il fallimento di questa strategia è sotto gli occhi di tutti con un tasso di obesità che invece di diminuire aumenta a dismisura. E’ necessario cambiare strategia.

Quale tattica è vincente?

La risposta non è facile, basti pensare a quante diete miracolose, tecniche infallibili e pillole vengono consigliate per ottenere il fatidico calo ponderale. Diciamo che il paziente vorrebbe ottenere un risultato veloce (o meglio velocissimo), senza cambiare abitudini e preferenze. Questo è esattamente il contrario di quello che il paziente dovrà fare per ottenere un miglioramento, occorrerà cambiare abitudini e preferenze ed avere pazienza perché i tempi biologici di lisi della massa di trigliceridi accumulati sono decine di volte superiori a quelli di accumulo della stessa massa.

Il sofisticato sistema neuroendocrino di controllo dei parametri vitali dell’organismo e quindi, anche del peso e della massa adiposa, ostacola in ogni modo e attraverso numerosi e complessi meccanismi la perdita di grasso accumulato per preservare l’energia accumulata in vista di future carestie. L’unica strada è percorrere a ritroso le vie che hanno portato ad accumulare grasso in eccesso, sfruttando tecniche che eludano la capacità “automatica” dell’organismo di opporsi al calo ponderale e questo si può ottenere attraverso un’adeguata miscela di nutrienti assunti col cibo ed adeguata attività muscolare. Il corretto intervento di terapie nutrizionali prevede un percorso di educazione alimentare.

Il primo passo è la conoscenza di che cosa mangia il bambino (e i suoi familiari), quando, dove, come, quanto. E’ fortemente consigliato un diario alimentare.

Il secondo passo sarà quello di riportare la frequenza del consumo di cibo in cinque pasti giornalieri, il salto dei pasti non è consentito.

Il terzo passo è quello d’iniziare a modificare quantità e qualità dei cibi assunti nei vari pasti, aumentando la varietà degli stessi, riducendo la densità calorica dei cibi, modificando le modalità di cottura, la presentazione dei cibi nel piatto e le modalità di offerta del cibo. Gusto, tatto e olfatto, dovranno via via riadattarsi ai nuovi sapori, a nuove consistenze, a nuovi profumi, questo processo deve essere graduale e richiede competenza e pazienza da parte dell’operatore e motivazione, disponibilità e costanza da parte del bambino e della famiglia.

Dopo le regole nutrizionali veniamo alle regole per l’attività fisica.

Il muscolo scheletrico è il tessuto che ossida più nutrienti dell’intero organismo, soprattutto grassi oltre al glucosio. E’ quindi un regolatore metabolico eccezionale, purchè venga usato. Abbiamo una popolazione di bambini estremamente sedentari. Che fare? Tutti i bambini obesi o non obesi dovrebbero praticare attività motoria per almeno sessanta minuti al giorno. Se il bambino è obeso dovrà, successivamente, aumentare il tempo dedicato all’attività motoria oltre i sessanta minuti, pertanto i possibili obiettivi su cui lavorare sono i seguenti:

  1. Motivare i genitori ad uno stile di vita più attivo. L’esempio dei genitori è fondamentale.
  2. Programmare in modo preciso il tempo dedicato ad attività sedentarie (TV, computer,video giochi). Non più di due ore al giorno.
  3. Promuovere il gioco attivo, possibilmente all’aria aperta e in gruppo.
  4. Promuovere la pratica di un’attività motoria gradita al bambino, divertente e in cui l’obiettivo principale non sia la competizione, ma l’attività fisica.

Evitare gli errori più comuni:

  1. Ritardare l’inizio del trattamento in attesa di un miglioramento spontaneo alla pubertà.
  2. Non iniziare un trattamento per la paura d’indurre la comparsa di anoressia nervosa.
  3. Non misurare la circonferenza addominale.
  4. Non verificare la velocità di crescita staturale.
  5. Non trattare le co-morbilità dell’obesità.
  6. Non valutare la componente psicologica.
  7. Non dare enfasi sufficiente all’attività motoria.
  8. Non coinvolgere in modo attivo e diretto la famiglia nel percorso terapeutico.
  9. Dare la “Dieta”.

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