“No ai tagli alle Camere di commercio inseriti nella riforma della pa, che genererebbero, in tutto il territorio nazionale, pochi risparmi per le imprese e, allo stesso tempo, conseguenze negative su diversi fronti: servizi alle aziende, occupazione, economia e indotto”. Lo dichiarano Unioncamere Campania e Unimpresa Campania in relazione alle misure previste dalla riforma della pubblica amministrazione varata dal governo col decreto legge numero 90 del 24 giugno 2014. Nasce così il patto tra aziende e Camere di commercio per chiedere a governo e Parlamento un ripensamento e quindi una urgente modifica del provvedimento varato a giugno, ora all’esame della Camera dei deputati.
Secondo il presidente di Unioncamere Campania, Maurizio Maddaloni, “mettere fine ad un sistema di servizi alle imprese, partendo dal dimezzamento dei diritto camerale, fino all’ipotesi di trasferire il Registro delle imprese in capo al ministero dello Sviluppo e svuotando di fatto tutte le funzioni proprie e stabilite dalla legge nazionale, delle Camere di Commercio, significa smantellare di fatto un sistema che, in questi anni, è stato e continua ad essere un esempio di come un ente pubblico gestito direttamente dal mondo delle imprese, possa valorizzare le attività economiche dei territori in maniera efficiente e trasparente”. Secondo Maddaloni ”la strada intrapresa dal Governo procurerebbe – se percorsa fino alla fine inseguendo l’istinto ‘iconoclasta’ di leader politici fulminati sulla via della spending review – solo un ulteriore danno ed un aggravio certo di costi (scaricati questa volta tutti sullo Stato e quindi su lla tassazione dei cittadini e delle aziende) al sistema tutto delle imprese”.
Secondo il presidente di Unimpresa Campania, Raffaele Ottaviano, “quelle proposte dal governo sono norme non finalizzate a una seria razionalizzazione della spesa della pa, fondata – come sarebbe stato opportuno – su analisi approfondite, ma misure volte a tagliare i costi in maniera indiscriminata senza valutare a fondo le conseguenze sia sui servizi offerti alle imprese dalle Camere di commercio sia sul sistema camerale che comunque dà lavoro a migliaia di persone. Non solo: il pacchetto messo a punto a palazzo Chigi potrebbe avere conseguenze pesanti pure sull’economia e il cosiddetto indotto che oggi vive a fianco alle Camere di commercio. Tutto questo verrebbe controbilanciato da irrisori benefici per le imprese, misurabili in pochi euro annui di risparmi sui diritti camerali”.
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