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Perché rischiare disastri ambientali?

Alcune compagnie petrolifere (anche a partecipazione statale) con il benestare di politici nostrani si sono messe a bucherellare il suolo italiano ed il fondo marino, compreso quello nei 12 miglia dalla costa, allo scopo di racimolare qualche litro di petrolio e alcuni metri cubi di gas.

A seguito della protesta dei cittadini per i rischi ambientali si è cercato di ostacolare il referendum popolare tendente a fermare le trivelle, a ridosso della costa, alla scadenza delle concessioni governative.

Alle richieste dei cittadini qualche membro del governo ha risposto, tutto “incavolato”, che non si possono fermare “le opere pubbliche indispensabili” perché il nostro bel Paese ha bisogno di fonti energetiche per promuovere sviluppo economico e lavoro per i giovani.

Fa bene il governo a preoccuparsi del lavoro e della crescita economica, ma cosa c’entrano le trivelle, a rischio di inquinamento, con le “opere pubbliche”?

Per l’energia necessaria, ai cittadini ed alle imprese, “madre natura” mette a disposizione altre fonti che non inquinano e non avvelenano l’ambiente: sole, vento, acqua, biomasse, ecc.

Il lavoro, quello vero e utile per produrre energia pulita, è in continua espansione in tutto il mondo; anche in Italia lavorano 60 mila addetti (tra diretti e indiretti) con una ricaduta economica di oltre 6 miliardi di euro.

Basta usare il cervello per utilizzare al meglio le risorse.

Oggi, anche in italia, l’energia prodotta dalle fonti pulite costa meno di quella prodotta con le fonti inquinanti!

Certo non si può rinunciare subito a quelle fonti che negli ultimi due secoli hanno consentito il progresso scientifico, tecnico ed economico dell’umanità.

Ma ora l’era delle fonti fossili è finita, anche perché, come è stato riconosciuto dai rappresentanti dei 194 Paesi, alla recente conferenza ONU di Parigi sul clima del nostro Pianeta, bisogna abbandonare il più velocemente possibile l’impiego delle fonti energetiche fossili se non vogliamo autodistruggerci e distruggere ogni segno di vita sulla terra.

Anche l’Italia ha sottoscritto questo impegno di limitare l’inquinamento ambientale: vogliamo o no mantenere l’impegno?

Molti Paesi hanno costituito grandi riserve di idrocarburi per i casi di necessità. E noi cosa facciamo? Abbiamo qualche riserva naturale e ci vogliamo affrettare a consumarla, proprio ora che i prezzi sul mercato internazionale sono bassi.

Il referendum dei prossimi giorni sarà in ogni caso, ininfluente sull’inquinamento del pianeta, ma può servire per sottolineare l’esigenza di un nuovo modello di sviluppo economico.

Dobbiamo dire BASTA a tutte (o quasi a tutte) le trivelle e non metterci “proni” per arricchire i petrolieri, i dominatori dell’alta finanza e i faccendieri che, per denaro, trivellerebbero pure il corpo della propria madre.

Bruno Latella

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