Nel quadro di una «dinamica piuttosto omogenea a livello territoriale» di andamento dei Pil nel 2012 (-2,4%) il calo più forte si registra al Sud – 2,8%. Lo comunica l’Istat che segnala una riduzione di poco inferiore a quella media nazionale nel Nord-ovest (-2,1%) e nel Centro (-2,3%) e di pari intensità nel Nord-est (-2,4%). La flessione del valore aggiunto, aggiunge, è risultata meno marcata nel Nord-ovest rispetto alla media nazionale con cali del 3% nel settore primario, del 3,3% nell’industria e dell’1,1% nei servizi. Nel Nord-est per l’Istat il peggioramento dell’attività economica è da attribuirsi, soprattutto, alle rilevanti diminuzioni del valore aggiunto nel settore primario (-7,3%) e nell’industria (-3,9%). Nel settore terziario il calo è stato dell’1%. Nel Centro si è riscontrata una contrazione particolarmente marcata del valore aggiunto dell’industria (-6%) e anche il settore primario ha segnato una forte riduzione (-4,2%). Il settore terziario ha registrato, invece, una flessione più contenuta (-0,9%). Il Mezzogiorno ha segnato, in termini aggregati, i risultati più negativi. Il calo del valore aggiunto è stato del 3,4% nel settore primario (inferiore a quello nazionale), del 5% nell’ l’industria e dell’ 1,8% nei servizi.
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