“La situazione interna e internazionale è caratterizzata, a cagione della guerra e dell’inflazione fuori controllo, ancora da profonda incertezza, ragion per cui la prospettiva di una recessione economica, per il 2022, si fa sempre più concreta. Avvisi in questo senso sono arrivati, congiunti, oggi dal presidente Abi, Antonio Patuelli, dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, nel corso dell’assemblea annuale dell’Associazione bancaria italiana. Il nostro Paese corre il rischio di subire danni particolarmente significativi, in un contesto europeo e mondiale generalmente sfavorevole, soprattutto guardando agli effetti causati dall’impennata dei prezzi del gas e degli altri prodotti energetici. Per riuscire a superare questa nuova crisi, occorrono sforzi comuni e non ordinari da parte di tutti gli attori coinvolti, pubblici e privati, e occorre soprattutto la spinta propulsiva dell’azione del governo, la cui stabilità continua a essere minata da atteggiamenti e comportamenti irresponsabili di alcuni esponenti dei partiti della maggioranza. Il ruolo delle piccole e medie imprese, sottolineato da tutti i relatori oggi, sarà cruciale e serve quindi un quadro normativo e finanziario adeguato al raggiungimento degli obiettivi di crescita delle stesse pmi”.
Lo dichiara il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro, commentando quanto emerso oggi all’assemblea dell’Abi. “I rischi maggiori li corriamo, come Paese, per quanto riguarda la completa attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, poiché la concessione dei fondi concordati dall’Unione europea è legata al completamento di un processo di riforme che fatica a decollare. Anche le banche, pur in un contesto difficile, devono proseguire a dare supporto finanziario alla cosiddetta economia reale e aumentare la quantità di credito concessa sia alle imprese sia alle famiglie. Serve quella lungimiranza invocata dal presidente Patuelli: il settore bancario deve essere meno miope, meno ossessionato dalla ricerca di facili dividendi, ottenibili con la vendita di prodotti finanziari e assicurativi, per tornare a svolgere un ruolo di vero supporto per la crescita economica. Un cambio di passo, un ritorno alle attività tradizionali, che, nel medio-lungo periodo, assicurerà benefici concreti, in termini di ricavi e dividendi, alle stesse banche italiane” aggiunge Lauro.
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