“I benefici apportati finora dal Piano Transizione 4.0 sono importanti. Infatti, il valore medio del consumo di macchinari da parte delle aziende manifatturiere italiane è cresciuto molto nel tempo, passando da 17 miliardi di euro l’anno del periodo 2008-2015 ai quasi 28 miliardi previsti per il periodo 2020-2023. L’incremento del consumo ha inoltre generato crescita per i costruttori italiani di beni strumentali, è dimostrato che grazie al Piano Industria 4.0 che la manifattura italiana negli ultimi sette anni è cresciuta di più di quelle di Germania, Francia e Spagna. Governo e Parlamento sono chiamati ad un’attenta riflessione sugli impatti postivi del Piano Transizione 4.0 .0 e, benché si ipotizzi già un nuovo Piano Society 5.0, invitiamo tutti a prendere le misure che riterranno opportune, ma di evitare stravolgimenti o strambate che non fanno mai bene all’economia reale. Si pensi, purtroppo, che oggi numerose aziende hanno smesso di investire nell’ammodernamento tecnologico o perché trovano le aliquote del credito di imposta poco vantaggiose o perché vivono con inquietudine l’incertezza normativa legata al Piano Transizione 4.0”. Lo ha detto oggi il consigliere nazionale di Unimpresa, Isa Gatti, dinanzi la Commissione Industria e agricoltura del Senato, nell’ambito di un ciclo di audizioni sul disegno di legge volto alla revisione dei crediti alle imprese.
Secondo Gatti “uno dei punti centrali per il prossimo futuro sarà rendere vantaggioso per il tessuto produttivo i crediti di imposta per gli investimenti in transizione, da tempo Unimpresa chiede al Governo un innalzamento delle aliquote, almeno al 30-40%, in modo tale da rendere economicamente sostenibile l’investimento e di prevedere la cedibilità dei crediti di imposta maturati nell’ambito del Piano 4.0”.
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