«Il divario economico tra Nord e Sud del nostro Paese, in termini di pil e di reddito pro-capite, si è ampliato, in questi ultimi due anni, a causa dei devastanti effetti della pandemia, specie sulle piccole e medie imprese. Un divario storico, mai attenuato, a partire dall’unificazione nazionale, salvo una significativa riduzione, nel secondo dopoguerra, per gli interventi straordinari della Cassa per il Mezzogiorno». Lo dichiara il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro. «Nonostante i piani di investimento, legati alle risorse europee del Next Generation Eu e del Pnrr, questo divario sembra destinato ad accentuarsi per un concorso di cause negative: l’assenza, ormai patologica, di una politica industriale e tecnologica, mirata al Mezzogiorno; il ritardo o il fallimento dei progetti annunziati, con il conseguente mancato utilizzo, come in passato, dei fondi Ue a disposizione, causa l’inerzia realizzativa delle regioni e degli enti locali; l’inarrestabile emorragia dei cervelli e dei laureati, un prezioso capitale umano in perenne fuga verso il Nord o l’estero; la crescente carenza delle materie prime e, non da ultimo, l’inflazione che ha ripreso a galoppare, senza freni, in Italia e in Europa» aggiunge Lauro. Secondo il segretario generale di Unimpresa «nessuna forza politica, allo stato, mostra consapevolezza di come e quanto questo divario, destinato ulteriormente a incancrenirsi, peserà sul prossimo futuro, anche sociale, dell’Italia. Si rischia che i partiti si presentino al corpo elettorale, alla fine di questa disgraziata legislatura, nel 2022 o nel 2023, senza uno straccio di proposta organica per il Mezzogiorno, anche a carattere straordinario».
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