«L’impennata delle bollette energetiche e la crisi di liquidità, innescata dalla fine delle moratorie sui vecchi prestiti bancari e dalle garanzie di Stato sui nuovi crediti, rappresentano, per le imprese italiane, soprattutto le più piccole, un mix micidiale e letale».
Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora. «Per le pmi del nostro Paese, l’aumento dei costi di approvvigionamento di energia elettrica e gas si traduce in una esponenziale crescita delle spese di gestione delle attività e di produzione: i rincari si riflettono sulle imprese di servizio, basta pensare alle bollette dell’energia elettrica, e in misura maggiore, ovviamente, sulle aziende manifatturiere, quelle che hanno stabilimenti di produzione. Ma effetti negativi gravano anche sulle attività di ristorazione e sugli alberghi, danneggiando un settore, quello del turismo, che rappresenta un asse fondamentale della nostra economia e che ha pagato un prezzo salatissimo con la crisi economica degli ultimi due anni cagionata dalla pandemia» aggiunge Spadafora. «L’altro elemento assai dannoso è sul fronte bancario: mi riferisco alla fine delle moratorie sui vecchi prestiti bancari, con 27 miliardi di euro, a carico di quasi 700.000 imprese, che dall’inizio dello scorso gennaio devono essere rimborsati agli istituti di credito. Qui si intrecciano varie norme europee che il governo italiano, debole nonostante l’autorevole presenza del premier Mario Draghi, non è riuscito ad ammorbidire, nemmeno temporaneamente. A innescare una pericolosa crisi di liquidità, contribuisce, inoltre, anche l’interruzione delle misure sulle garanzie di Stato per le nuove linee di credito: varate a inizio pandemia, questi sostegni sono stati in grado di far circolare credito in misura assai importante, anche se con talune distorsioni. Tuttavia, l’improvviso e ingiustificato accantonamento di questo provvedimento a partire dal prossimo 1 luglio, potrebbe far emergere un vero e proprio credit crunch» osserva il vicepresidente di Unimpresa.
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