“L’indagine avviata dalla Consob, che sospetta movimenti anomali sui titoli quotati delle banche popolari in corrispondenza dell’approvazione della riforma da parte del consiglio dei ministri del 20 gennaio scorso, dimostra che quantomeno i tempi dell’intervento normativo sono sbagliati: non servono norme frettolose in un comparto che, nel suo complesso, funziona”. Lo dichiara il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, dopo l’avvio delle verifiche Consob sugli acquisti anomali di titoli di banche popolari nei giorni precedenti il via libera del governo alla riforma del settore. “Siamo convinti che una riforma non sia necessaria e che in ogni caso servono riflessioni per non fare danni. I numeri, in effetti, raccontano una situazione sostanzialmente positiva per quanto riguarda la relazione tra il credito popolare e la clientela” aggiunge Longobardi. Sulla base dei dati forniti dalla Banca d’Italia e dell’analisi dei bilanci delle banche popolari e del credito cooperativo in generale, il Centro studi di Unimpresa ha stimato che tale categoria ha erogato, nel triennio 2010–2013, 6,3 miliardi in più di credito rispetto alla media del triennio precedente, di fronte a una contrazione pari a 52 miliardi per quanto concerne il resto del sistema bancario. Nei primi 5 anni dallo scoppio della crisi, le banche di credito cooperativo, a livello europeo (dove rappresentano circa il 20% dell’ammontare complessivo del credito) hanno registrato numeri significativamente positivi, con un incremento della raccolta del 28%, mentre la clientela ed il numero dei soci hanno subito un aumento del 5% e del 4,5% rispettivamente.
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