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    Categories: Psicologia

Portarsi fuori dall’emergenza sanitaria e ricominciare. La transizione verso il nuovo, percezioni e aspetti psicologici.

di Pier Giorgio Gabriele

Nel periodo che ci troviamo a vivere, terminate in gran parte le impegnative restrizioni nei movimenti fisici fra le persone che fino a solo qualche giorno fa contenevano fortemente la libertà di movimento, sociale ed economica italiana, la situazione attualmente in essere crea la necessità di uno sguardo ampio a questa trasformazione necessaria.

Ampio perchè rappresentare una società significa porre attenzione alle esigenze dei singoli, diverse, variegate, e alla relazione fra il singolo cittadino, l’altro e le istituzioni.

Nonostante le aperture in libertà, si deve pensare e dare valore a quella che è stata l’eredità del periodo di quarantena sulla condizione fisica e psicologica delle persone.

Parliamo di un’interruzione forzosa delle normali abitudini e ciclo di vita, che ha avuto una risonanza più o meno forte sulla resilienza delle persone, cioè sulla loro capacità di far fronte all’evento pandemico che ha insito in sé una sua portata in termini di stress e di alienazione.

Abbiamo visto come il governo e l’Europa, con non pochi sforzi stiano cercando di gestire l’aspetto economico della crisi, soprattutto infondendo liquidità per far ripartire il sistema.

Per ciò che riguarda la gestione del livello sanitario, il monitoraggio continua, anche attraverso l’implementazione dell’app IMMUNI che, se usata dai più, dovrebbe consentire, rispettando la privacy dei cittadini, di spezzare la linea del contagio.

Si è visto come l’aumento del disagio psicologico sia stato trasversale nella popolazione, in quanto i fattori psicologici, sociali ed economici direttamente correlati all’evento della pandemia sono riscontrabili nelle preoccupazioni finanziarie per l’interruzione dell’attività lavorativa, nell’aumentare delle violenze domestiche favorite dalla costrizione fisica, in un maggior ricorso all’utilizzo di alcool e sostanze stupefacenti, e come la costrizione fisica in sé, unita alla vulnerabilità personale dei soggetti, abbia portato ad un aumento delle patologie mentali e psicologiche delle persone.

Per far fronte a questo tipo di esigenza è pertanto importante che vi sia una risposta concreta in termini di mobilitazione della spesa sanitaria per il settore psicologico poichè, come dicevamo, nei soggetti che già presentavano patologie mentali spesso si è riscontrato un’acuirsi della sintomatologia, nonché lo svilupparsi per molti della patologia mentale per la prima volta.

Gli strumenti per la presa in carico e cura della gran parte di questa problematica sanitaria psicologica ci sono, è importante che vi sia attenzione da parte delle istituzioni nel farli funzionare. D’altra parte credo sia anche fondamentale che gli aspetti di comunicazione mediatica non lascino spazio alcuno a messaggi ambigui o allarmistici.

Molte persone hanno trovato difficoltà a riprendere ad uscire, ad entrare in relazione con i propri simili, alcuni hanno preso abitudine allo stato di restrizione presente nella fase 1, altri semplicemente non si sentono sufficientemente sicuri e sereni per riprendere progressivamente una maggiore dinamicità.

E’ questo il momento per il sistema paese di ricominciare e ripartire, farlo con presenza e lucidità mentale, gestire la crisi a partire dalla dimensione della persona, assume un valore preminente.

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