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POS: LA DUCA (UNIMPRESA), INCREMENTARE CREDITI FISCALI CON COMMISSIONI PAGAMENTI

«La proposta di Unimpresa per risolvere la questione dei Pos è Incrementare i crediti fiscali relativi alle commissioni sulle transazioni con le carte di credito e col bancomat oltre che alle altre spese per la gestione degli apparecchi per i pagamenti. Uno dei principali freni al maggior uso del Pos, infatti, è proprio il costo di gestione e quello delle commissioni, voci di spesa significative per le piccole attività commerciali, per gli artigiani, per i professionisti. Consapevoli che l’azzeramento da parte delle banche non è possibile né concretamente chiedibile, perché non sta in piedi sul piano della sostenibilità economica, si può invece ragionare su incentivi fiscali che favoriscano la diffusione degli apparecchi e dei pagamenti. Un provvedimento di carattere tributario potrebbe, insomma, agevolare una evoluzione tecnologica frenata, finora, per ragioni anche di carattere culturale».

Lo dichiara il consigliere nazionale di Unimpresa, Manlio La Duca. «Come organizzazione che rappresenta, in Italia, una fetta importante delle micro, piccole e medie imprese, chiediamo di essere invitati a partecipare al tavolo di lavoro istituito dal governo, con la Banca d’Italia e le associazioni delle banche e delle aziende. Pretendiamo altresì che venga sfatato il mito secondo il quale “incassi in contanti uguale evasione fiscale”. Si tratta di una clamorosa bugia, antistorica e insopportabile» aggiunge La Duca.

«Noi non abbiamo alcuna preclusione all’utilizzo del Pos, ma in ogni caso dovrà essere ancora possibile l’utilizzo del denaro contante sia per rispettare i principi di libertà sanciti anche dalla nostra Costituzione sia perché i pagamenti elettronici possono, talora, essere un problema in particolar modo negli esercizi commerciali più piccoli, dove operano una o due persone e, nei momenti di massima affluenza della clientela, la gestione dei pagamenti con banconote di carta o monete è assai più agevole rispetto alle tessere di plastica. Si tratta, insomma, di avere un po’ di sano buon senso anche nel momento in cui si introducono novità così rilevanti per le abitudini delle persone e per l’operatività dei piccoli imprenditori» osserva il consigliere nazionale di Unimpresa. 

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