La polemica sul giudice cattolico è una delle spie più pericolose della demenzialità, con l’aggravante della confusione, nella quale naviga la “cultura” contemporanea.
Carlo Deodato è il giudice estensore del Consiglio di Stato (uno dei cinque che compongono il collegio) della sentenza sulla non trascrivibilità delle nozze gay contratte all’estero. Franco Grillini, presidente di Gaynet, nel criticare la sentenza ha puntato il dito contro il magistrato, bollato come “simpatizzante di Comunione e Liberazione” e resosi “colpevole” di aver pubblicato nel suo contatto twitter link che riportano “le iniziative delle Sentinelle in piedi”. Ragion per cui, secondo Grillini “è mancata la terzietà e va quindi rivista la sentenza affidando il procedimento ad un giudice terzo”.
Posto il fatto che riconoscere il ruolo nella Chiesa di un’importante esperienza come Comunione e Liberazione significa saper guardare oltre le piccolezze umane di chi non riesce a viverne a pieno il carisma, e che le iniziative delle Sentinelle in piedi riscontrano un’adesione trasversale essendo per loro natura apolitiche e aconfessionali, la risposta migliore l’ha fornita lo stesso Deodato: “ho solo applicato la legge in modo aideologico e rigoroso, lasciando fuori le convinzioni personali che non hanno avuto alcuna influenza”.
Il fatto che abbia dovuto precisare una tale sontatezza per difendersi da un indecente attacco personale indica che ormai siamo oltre il neodecadentismo, anche oltre il fallimento dell’idea illuminista di libertà che si sta manifestando con la negazione della stessa attraverso una sorta di instaurazione della sua dittatura. Siamo all’emergenza di una nuova povertà, la madre di tutte le precarietà, quella del pensiero e della cultura di vita in senso lato. Una periferia da evangelizzare, e prima ancora da umanizzare, tale e quale come i suburbi delle città realmente metropolitane o presunte tali.
Alfonso D’Alessio
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