La pressione fiscale in Italia è al top in Europa, seconda solo a quella francese, rispettivamente al 44% del Pil e al 46,9%. L’aumento è stato in Italia di 1,4 punti percentuali e in Francia di 1,1; relativamente più contenuto è stato l’incremento in Germania e in Spagna, mentre il Regno Unito ha registrato una riduzione di 0,5 punti percentuali. Nel capitolo dell’Annuario – presentato oggi – dedicato alla finanza pubblica, l’Istat ricorda che il miglioramento del rapporto deficit/Pil è stato realizzato proprio grazie all’aumento delle entrate (+2,5% nel 2012) che ha più che compensato quello delle spese (+0,7%), ma «i progressi conseguiti non sono stati sufficienti ad arrestare la crescita del rapporto debito/Pil che ha toccato il 127%, un valore molto al di sopra della media Uem». Proprio riguardo al debito, un approfondimento sulle nuove regole fiscali europee (pareggio di bilancio strutturale e Fiscal compact) mostra che un Paese in condizioni analoghe a quelle dell’Italia per debito pubblico e andamento del Pil impiegherebbe 80 anni per raggiungere il 60% nel rapporto debito/Pil. Le simulazioni mostrano anche che «gli spazi per l’attuazione di politiche di bilancio discrezionali per la correzione del ciclo economico risultano inesistenti nel caso dell’applicazione stretta della regola del pareggio di bilancio strutturale», che risulta quindi essere ancora più penalizzante del Fiscal compact (avvio nel 2015).
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