Unimpresa dice “sì” all’intesa sulla produttività firmata ieri a palazzo Chigi dal Governo e dalle parti sociali. Pur non avendo partecipato al tavolo, l’associazione – che rappresenta 130mila aziende fra micro, piccole e medie imprese – è pronta a dare l’adesione all’accordo convinta che “il documento sottoscritto apra importanti spazi di manovra per avviare definitivamente quella contrattazione aziendale capace di regolamentare al meglio le condizioni di lavoro e di salario nelle imprese al fine di garantire da un lato la competitività delle stesse e dall’altro la tenuta del potere d’acquisto salariale”. Nei prossimi giorni sarà inviata una comunicazione ufficiale a palazzo Chigi.
Secondo Paolo Stern, delegato alle relazioni sindacali del comitato di presidenza di Unimpresa, “si sarebbe potuto fare di più e meglio specialmente con riferimento alle piccole imprese e si sarebbe potuto utilizzare enunciazioni più chiare e meno aperte a incerte interpretazioni”.
Più nel dettaglio “non risulta infatti ancora definitivamente chiaro, e quindi soggetto a potenziali travagli di trattativa, il perimetro entro il quale potrà procedere in autonomia la contrattazione decentrata (territoriale e/o aziendale) vero motore della detassazione delle voci salariali di produttività. In particolare appare come non superato il processo di delega dal livello nazionale a quello locale ove il primo decide come e quando abilitare il secondo. La contrattazione di prossimità risulta ancora un elemento spurio nell’impianto generale” spiega il delegato alle relazioni industriali di Unimpresa.
“Di rilievo – aggiunge – l’innovazione relativa al sistema di determinazione dei trattamenti retributivi definiti a livello nazionale. I CCNL dovranno infatti tenere conto non solo dell’andamento dell’inflazione, misurato attraverso l’indice dei prezzi al consumo armonizzato a livello europeo (IPCA), ma anche delle tendenze generali dell’economia, del mercato del lavoro, del raffronto competitivo internazionale e degli andamenti specifici del settore. Ciò determinerà un costo del lavoro già potenzialmente in linea con gli andamenti settoriali e non solo agganciato al generale andamento inflattivo. Sarà onere delle imprese avviare, con gli eventuali recuperi sul costo del lavoro, virtuosi processi innovativi ed investimenti produttivi. In questo senso primario ruolo sarà rivestito dalla riqualificazione delle risorse umane mediante processi formativi sostenuti anche dai fondi interprofessionali”.
Non solo. “Significativo e di sicuro interesse – osserva ancora Stern – il riferimento previsto al punto 4 dell’accordo alla partecipazione dei lavoratori all’impresa. Una strada importante che Unimpresa da tempo ha indicata come necessaria per superare anacronistiche contrapposizione tra capitale e lavoro. Sulla scorta dell’accordo potranno comunque, viste le risorse indicate dal Governo, attivarsi le intese aziendali che garantiranno l’erogazione di elementi salariali decontribuiti (soglia elevata incrementata al 5% del reddito complessivo) e soggetti a fiscalità premiale al 10%”.
Ufficio Stampa Unimpresa
a cura di Ago Press
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