Con oltre 122 miliardi di euro di prestiti da rimborsare e risorse complessive per 235,1 miliardi, pari al 13% del pil, l’Italia è, in Europa, il Paese finanziariamente più esposto nell’ambito del Next Generation Eu. Ecco perché le pressioni internazionali pesano, più che in passato, sulle elezioni del Presidente della Repubblica italiana. Il confronto fra i piani nazionali approvati dai principali paesi europei durante il Covid con il Next Generation Eu “mette a nudo” la debolezza finanziaria del Paese in ambito europeo. È quanto emerge da una analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo la quale l’Italia è unico stato membro dell’Unione europea ad aver chiesto e ottenuto una consistente quota di prestiti, nell’ambito delle risorse necessarie a finanziarie il Piano nazionale di ripresa e resilienza: al nostro Paese sono stati assegnati 122,6 miliardi di euro di prestiti ovvero il 52% del totale del Pnrr tricolore. Germania, Francia e Spagna non hanno fatto ricorso ai prestiti, mentre il Portogallo (16%) e la Grecia (41%) si sono fermati a quote più contenute. «Non sarà una elezione come le altre: il voto arriva nel mezzo della pandemia, l’evento più drammatico che il nostro Paese ha subito a partire dal Secondo dopoguerra e arriva mentre dobbiamo ricevere, e in parte restituire, ingenti risorse con il Next Generation Eu dell’Unione europea. I condizionamenti sono inevitabili, le pressioni sotto gli occhi di tutti. È la debolezza dell’Italia che è si è acuita con due anni di emergenza sanitaria dalla quale non siamo ancora fuori ed è corretto avere qualche preoccupazione per quanto riguarda le previsioni di crescita per il 2022» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
Secondo l’analisi del Centro studi di Unimpresa, il piano italiano comprende 235,1 miliardi pari al 13% del nostro prodotto interno lordo del 2019. Quello dell’Italia è il Pnrr più articolato: 68,9 miliardi di sussidi, 122,6 miliardi di prestiti, 30,6 miliardi di fondi propri e altri 13 miliardi di aiuti per la coesione. La Germania avrà risorse per 27,9 miliardi pari allo 0,8% del suo pil del 2019: sono previsti solo sussidi ovvero stanziamenti a fondo perduto. La Francia avrà risorse per 55,4 miliardi di euro pari al 2,3% del pil 2019: 40,9 miliardi di sussidi (74%) e 14,6 miliardi di fondi propri (26%). Anche la Spagna farà ricorso totalmente a sussidi per un totale di 69,5% pari al 5,6% del pil. Per il Portogallo sono stati stanziati 15,6 miliardi complessivi pari al 7,8% del pil: 13,9% di sussidi (84%) e 2,7 miliardi di prestiti (16%). Alla Grecia andranno 31,4 miliardi, pari al 16,9% del pil: 18,4 miliardi di sussidi (59%) e (41%). Non solo l’Italia è lo stato membro dell’Unione europea che, in termini assoluti, avrà più risorse di tutti, ma al nostro Paese spetta soprattutto il primato dei prestiti: 122,6 miliardi, 10 volte in più rispetto ai 12,7 miliardi della Grecia, l’altro, principale finanziato. Lo stato ellenico supera l’Italia soltanto in rapporto al pil per quanto riguarda il totale del piano: 16,9% contro il 13%. E, soprattutto, fra i grandi Paesi l’Italia è l’unico ad aver fatto ricorso ai prestiti, tenuti fuori dai piani di ripresa in Germania, Francia e Spagna.
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