«Trasporti, infrastrutture e ospedali: sono i due principali ambiti nei quali il governo dovrebbe far confluire, assieme ai sussidi diretti per imprese e lavoratori in difficoltà, le maggiori risorse che arriveranno dall’Unione europea in Italia grazie all’accordo sul recovery fund. Grazie a un rigoroso piano di investimenti, da concentrare nell’ambito delle grandi opere e della mobilità pubblica oltre che nel campo della sanità, l’economia italiana potrebbe compiere quello scatto di reni fondamentale per superare questa drammatica crisi». È quanto si legge in un documento del Centro studi di Unimpresa, che analizza il recente accordo del Consiglio europeo sul recovery fund, secondo cui «l’accordo è un’ottima notizia per il nostro Paese poiché potremmo beneficiare di risorse importanti pari a oltre 200 miliardi di euro e creare sviluppo».
Secondo il Centro studi di Unimpresa «in autunno potremmo comunque essere costretti ad accedere alle risorse del Mes, pari a circa 37 miliardi, perché i fondi del recovery fund arriveranno nelle casse dello Stato italiano soltanto a partire dal 2021. Per il futuro e la stabilità dell’intera Unione europea, e dell’area euro in particolare, resta fondamentale il ruolo della Bce, che con i suoi 1.350 miliardi di liquidità, garantisce una potenza di fuoco finanziaria importantissima sia per i cittadini sia per le imprese sia per le finanze pubbliche dei singoli paesi».
Quanto all’accordo di lunedì «si tratta di un compromesso importante del nostro Paese e il risultato non era scontato. Il governo italiano è riuscito a scalfire le resistenze dei cosiddetti paesi frugali, che, nonostante le dimensioni per numero complessivo di abitanti, sono fra i principali contributori dell’Unione europea come media pro-capite. Quello di lunedì è il primo passo che riporta l’Ue alle sue origini. Uno dei fondatori dell’Unione europea, Robert Schuman, sosteneva che l’Europa non sarebbe stata creata in un colpo solo e con un progetto generale, ma sarebbe stata costruita attraverso realizzazioni concrete finalizzate a creare solidarietà reali. Affrontare i problemi insieme, del resto, è meglio che risolverli da soli. Nelle scorse settimane, sono prevalsi balbettii, gelosie, divisioni, ripicche, egoismi nazionali, stereotipi anti-Paesi del Sud: alla fine ha vinto il buon senso e, soprattutto, una ritrovata visione comune».
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