“Draghi chiarirà, nelle prossime ore in Parlamento, i contenuti di queste riforme e i singoli cronoprogramma, i cosiddetti dettagli del Recovery Plan? I parlamentari voteranno consapevolmente il piano o lo approveranno a scatola chiusa, una sorta di cambiale in bianco, su aspetti essenziali delle riforme che hanno trovato finora contrapposti, anzi agli antipodi, i partiti dell’attuale maggioranza? Con i partner dell’Unione non si può più barare, né le riforme sono ulteriormente rinviabili. Sarà interessante verificare come i principi della produttività e della concorrenza, celebrati nella presentazione del piano, saranno coniugati da Draghi con il neostatalismo e l’assistenzialismo, praticati finora”.
Lo dichiara il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro. “Dal settembre scorso, da quando ha organizzato, a Roma, un convegno nazionale sulle riforme strutturali, a partire dal fisco e dalla giustizia, come “conditio sine qua non”, per ottenere le risorse del Recovery Fund, necessarie per la rinascita delle imprese e per la ripresa economica post-pandemica, Unimpresa ha rappresentato fino ad oggi, ai governi pro-tempore e all’opinione pubblica, il rischio che una genericità di contenuti, specialmente in materia di fisco e di giustizia, sarebbe diventata un ostacolo insormontabile. Non a caso, di fronte alle ambigue anticipazioni dell’allora ministro Gualtieri, Unimpresa ha sempre sollecitato una legge delega, con principi chiari per una riforma generale del sistema fiscale. La stessa genericità sulle riforme riscontrabile, purtroppo, nella bozza del nostro Recovery Plan, diffusa ieri e approvata dal Consiglio dei ministri di ieri sera. Il prestigio personale del premier Draghi è riuscito a strappare un ok alle autorità europee, pur di fatto subordinato alla definizione dei contenuti specifici delle stesse riforme (fisco, giustizia, PA e concorrenza), nonché dei tempi precisi della loro attuazione. Non si tratta affatto di dettagli, in quanto ormai risulta evidente, e chiaro a tutti, come il promettere riforme, senza realizzarle, come avvenuto più volte in passato, non sarà più consentito dalla Ue, pena la perdita di quelle risorse finanziare divenute ormai vitali per un paese indebitato, come il nostro” aggiunge il segretario generale di Unimpresa.
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