«L’articolazione della governance del Recovery Plan, tra governo, regioni ed enti locali, elaborata a tavolino e prescindendo dalla realtà, sembra preludere, nella fase delicatissima dell’attuazione e dei controlli, allo stesso caos istituzionale, verificatosi, da un anno ad oggi, sulle misure di contenimento della pandemia, sulle misure economiche di emergenza, sulla campagna vaccinale e sulle riaperture. Caos, purtroppo, ancora in atto».
Lo dichiara il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro. «Dalla prefazione del premier Draghi alla bozza italiana del Recovery Plan, resa nota dalla stampa, si evidenzia, a chiare lettere, la prospettiva ambiziosa di una rivoluzione epocale del nostro sistema economico-produttivo nazionale, ancorato alla sostenibilità, al green e alla digitalizzazione, non troppo dissimile dalla precedente impostazione del premier Conte, tranne, in particolare, sulla governance e sulla distribuzione quantitativa delle risorse, a livello territoriale. Come insegna tutta la storia delle rivoluzioni politiche ed economiche, ben nota a Draghi, la pars costruttiva della rivoluzione comporterà una pars distruttiva, non irrilevante, del sistema esistente, nonché degli equilibri tra settori, nonché tra grandi, medie, piccole e micro imprese. La rivoluzione, quindi, se la tempistica indicata fosse rispettata, e se ne dubita fortemente, comporterà lacrime e sangue, morti e feriti, il cui costo, in termini umani, sociali e di mercato, non viene preso minimamente in considerazione dal piano. Bisognerà aspettare, certo, la stesura finale per formulare un giudizio definitivo sul merito dei progetti, sulla localizzazione, sulla tempistica e sulla loro attuabilitá. Si può prevedere, comunque, fin d’ora, che, nei passaggi ulteriori, sia parlamentari che governativi, cambierà ben poco, anche per i tempi strozzati, di un piano, solo apparentemente aperto, ma sostanzialmente blindato. E che i contributi dei partiti e dei gruppi parlamentari, sia quelli di questa sgangherata maggioranza di unità nazionale che delle opposizioni, resteranno parole al vento, come è già avvenuto per gli apporti, gentilmente ascoltati e puntualmente inaccolti, delle parti sociali» aggiunge Lauro.
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