Quando si parla di povertà si pensa quasi sempre alle persone prive di risorse materiali indispensabili: cibo, acqua, casa, vestiti, famiglia, contatti con altre persone, ecc. A questi bisogni primari se ne devono aggiungere altri non meno importanti per una ordinata e pacifica convivenza: lavoro, scuola, sicurezza, giustizia, servizi di assistenza sanitaria, rapporti sociali, tutela dell’ambiente, ecc. Se manca la possibilità di soddisfare questi bisogni si vive con disagi crescenti in relazione al numero ed alla gravità delle privazioni. Nelle società patriarcali esistevano stretti rapporti tra le persone con forti vincoli di sangue, di tradizioni e di amicizia, per cui la condivisione di ciò che si possedeva avveniva con semplicità, così come ancora avviene nei piccoli villaggi. Oggi, purtroppo, nelle grandi città si smarriscono facilmente i punti di riferimento che costituiscono i veri valori della convivenza umana mentre la povertà avanza su una larga fascia della popolazione. La corsa al possesso di sempre maggiori quantità di denaro e di beni materiali ha portato a far prevalere “la legge del più forte” a scapito dei vincoli di amicizia, di condivisione e di solidarietà per cui si è sviluppata una società nella quale i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. I danni maggiori sono stati provocati dall’ ideologia materialistica che ha portato a valutare le persone in base alla quantità di “cose” a disposizione e non per le loro qualità morali e umane. I nuovi ricchi non si rendono sufficientemente conto che il vero benessere si può conseguire solo se una parte della ricchezza posseduta viene condivisa con quanti si trovano in condizione di grande necessità. Da qualche tempo molte forme di povertà si sono diffuse anche in Italia. Ciò certamente è la conseguenza di una politica sbagliata, spesso portata avanti non solo nella aule parlamentari ma anche in alcuni centri di potere finanziari, fiscali, sindacali e giudiziari. Ancora una volta la colpa maggiore è di tutti noi che non abbiamo fatto tutto il possibile per impedire provvedimenti dannosi per i cittadini e per moltissime imprese lasciando senza lavoro e reddito milioni di persone. A soffrire maggiormente per le nuove povertà sono i giovani che non trovano lavoro, i figli minori delle coppie separate o divorziate, i disabili, le persone anziane sole costrette a trascorrere gli ultimi anni della propria esistenza in condizioni di sofferenze e umiliazioni. E’ proprio vero quanto ha ricordato recentemente Papa Francesco che quando gli uomini invece di Dio adorano il denaro le coscienze si appannano e perdono la capacità di sentirsi fratelli degli altri esseri umani e non si rendono più conto che sul piccolo pianeta terra siamo tutti di passaggio, come turisti, per trascorrervi un breve soggiorno.
Bruno Latella, presidente onorario Unimpresa
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