DAGLI INVESTITORI STRANIERI 480 MILIARDI IN PIÙ IN QUATTRO ANNI (+16,2%)
FERRARA: «RISORSE DA VALORIZZARE, FOLLIA PENSARE A PATRIMONIALI»
Il peso finanziario, in Italia, del comparto privato, composto da cittadini e aziende, continua a crescere, consolidandosi come il vero motore economico del Paese: nel 2024, la ricchezza finanziaria aggregata di famiglie e imprese raggiunge un totale di 8.306 miliardi di euro, con un incremento complessivo di 316 miliardi rispetto al 2023 (+3,9%). Il dato aggregato rappresenta il 42% dell’intera ricchezza finanziaria italiana, che ammonta in totale a 19.613 miliardi, confermando così l’importanza strategica del settore privato per sostenere la ripresa economica. Le riserve, i fondi e i valori mobiliari delle famiglie sono saliti nel 2024 a 5.727 miliardi, registrando un aumento di 217 miliardi (+3,9%) rispetto all’anno precedente, mentre la ricchezza finanziaria delle imprese raggiunge i 2.579 miliardi a metà dell’anno in corso, in crescita di 99 miliardi rispetto al 2023 (+4,0%). Tra i maggiori detentori di ricchezza, ci sono le banche e i fondi d’investimento, con una dote complessiva 5.001 miliardi, in calo di 125 miliardi rispetto al 2023 (-2,4%) e di pari importo rispetto al 2019. Cresce il peso della finanza estera: gli investitori stranieri detengono valori finanziari, in Italia, pari a 3.442 miliardi, con un aumento di 78 miliardi rispetto al 2023 (+2,3%) e di 480 miliardi rispetto al 2019 (+16,2%). È quanto emerge da un report del Centro studi di Unimpresa, secondo il quale quegli oltre 8.300 miliardi di “tesoro” sono quasi il triplo del debito pubblico italiano e circa 40 volte gli stanziamenti definitivi, nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per il nostro Paese: la robustezza finanziaria dei privati rappresenta un formidabile contrappeso per la stabilità delle finanze pubbliche.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato statistiche della Banca d’Italia aggiornate a giugno 2024, il totale della ricchezza finanziaria italiana ammonta a 19.613 miliardi, in aumento di 169 miliardi rispetto al 2023 (+0,9%) e di 2.574 miliardi (+15,1%) rispetto al 2019. I valori contemplano: disponibilità liquide, conti correnti e depositi; titoli obbligazionari, compresi i bot e i btp; azioni; quote di fondi comuni; polizze assicurative. Le categorie osservate sono Banca centrale, banche e fondi, assicurazioni e fondi pensione, pubblica amministrazione, enti di previdenza, famiglie, imprese, investitori stranieri. Più nel dettaglio, le riserve, i fondi e i valori mobiliari delle famiglie sono saliti nel 2024 a 5.727 miliardi, registrando un aumento di 217 miliardi (+3,9%) rispetto all’anno precedente. Guardando al periodo 2019-2024, il dato è ancora più significativo, con un incremento di 1.258 miliardi, pari a una crescita del 28,1%. Il risultato testimonia la capacità delle famiglie italiane di accrescere il proprio patrimonio nonostante le incertezze economiche globali degli ultimi anni, la fiammata dell’inflazione e la corsa dei tassi d’interesse, confermando la loro centralità come attori finanziari chiave del sistema economico. Anche le imprese italiane confermano una tendenza positiva, con una ricchezza finanziaria che raggiunge i 2.579 miliardi nel 2024, in crescita di 99 miliardi rispetto al 2023 (+4,0%).
Su un orizzonte temporale più ampio, l’aumento dal 2019 è ancora più marcato: 707 miliardi, pari a un impressionante +37,8%. Il quadro imprenditoriale dimostra la resilienza e la capacità di adattamento delle imprese italiane, che hanno saputo affrontare la crisi pandemica e i successivi shock economici, come l’aumento dei costi energetici e le tensioni geopolitiche. Sebbene la ricchezza finanziaria complessiva dell’Italia raggiunga i 19.613 miliardi nel 2024, l’andamento degli altri settori economici presenta dinamiche contrastanti, con performance che oscillano tra stabilità, crescite moderate e significative riduzioni. In totale, le riserve mobiliari di famiglie e imprese sono arrivate, a giugno scorso, a 8.306 miliardi, pari al 42,3% del totale, in crescita di 316 miliardi (+4,0%) rispetto allo scorso anno e in aumento di 1.965 miliardi (+31%) sul 2019.
Dati che evidenziano come la forza trainante della crescita economica sia principalmente riconducibile al comparto privato, mentre altri attori del sistema finanziario mostrano una situazione più eterogenea. La ricchezza finanziaria della “Banca centrale”, cioè la Banca d’Italia, si attesta a 1.079 miliardi nel 2024, segnando una riduzione significativa di 148 miliardi rispetto al 2023 (-12,1%). Tuttavia, rispetto al 2019, si registra un incremento complessivo di 90 miliardi (+9,1%), che riflette una fase di espansione nei primi anni del periodo analizzato, seguita da una progressiva contrazione. Quanto a banche e fondi d’investimento, questo ambito registra nel 2024 una ricchezza finanziaria di 5.001 miliardi, in calo di 125 miliardi rispetto al 2023 (-2,4%) e di pari importo rispetto al 2019. Il comparto delle assicurazioni e dei fondi pensione mostra una crescita moderata nel 2024, con una ricchezza che raggiunge 1.134 miliardi, in aumento di 44 miliardi rispetto al 2023 (+4,0%) e di 95 miliardi rispetto al 2019 (+9,1%). L’Andamento positivo trae fondamento dall’importanza crescente di questi strumenti nel garantire sicurezza finanziaria e previdenziale, in un contesto di invecchiamento della popolazione e maggiore consapevolezza sull’importanza del risparmio a lungo termine. Le riserve e gli investimenti della pubblica amministrazione si mantiene sostanzialmente stabile nel 2024, con 511 miliardi, registrando una lieve riduzione di 3 miliardi rispetto al 2023 (-0,6%) e un incremento di 32 miliardi rispetto al 2019 (+6,7%). Gli enti di previdenza mostrano la crescita più elevata in termini percentuali, raggiungendo nel 2024 un totale di 140 miliardi, con un aumento di 7 miliardi rispetto al 2023 (+5,3%) e di 37 miliardi rispetto al 2019 (+35,9%).
DAGLI INVESTITORI STRANIERI 480 MILIARDI IN PIÙ IN QUATTRO ANNI (+16,2%)
Il contributo degli investitori stranieri alla ricchezza finanziaria italiana continua a crescere, raggiungendo nel 2024 i 3.442 miliardi, con un aumento di 78 miliardi rispetto al 2023 (+2,3%) e di 480 miliardi rispetto al 2019 (+16,2%): questa fotografia positiva evidenzia la capacità dell’Italia di attrarre capitali dall’estero, nonostante le incertezze geopolitiche e le sfide macroeconomiche globali. La crescente fiducia degli investitori internazionali rappresenta un elemento chiave per il consolidamento della stabilità economica del Paese. Nonostante le debolezze croniche e note del nostro sistema-Paese, sia sul piano normativo sia sul piano delle infrastrutture fisiche e digitali, continuano ad arrivare capitali dall’estero dentro i nostri confini: nel 2019, la massa finanziaria riconducibile a investitori stranieri era a quota 2.962 miliardi pari al 17,4% dei 17.039 miliardi totali; nel 2020, erano 3.026 miliardi e, rispetto al totale di 17.967 miliardi, erano pari al 16,8% in flessione; nuovo balzo in avanti a quota 3.364 miliardi, al 17,3% del totale (19.444 miliardi), nel 2023; e ulteriore progressione a metà dell’anno in corso, a quota 3.442 miliardi, pari al 17,5% dei 19.613 miliardi complessivi.
FERRARA: «RISORSE DA VALORIZZARE E METTERE AL CENTRO DELLA RIPRESA»
«La potenza di fuoco finanziaria privata, in Italia, costituita dalle riserve e dai risparmi, di famiglie e imprese, va messo al centro della ripresa economica del Paese. Stupisce che ci siano forze politiche ancora tentate dall’azzardare forme di patrimoniale e tassazione ulteriore sui soldi degli italiani: è una follia solo pensarci. L’aumento della ricchezza finanziaria delle famiglie è una risorsa fondamentale che, se opportunamente valorizzata, può fungere da leva per stimolare investimenti interni, consumi e iniziative imprenditoriali. La liquidità e la stabilità patrimoniale delle famiglie rappresentano un’opportunità unica che il governo dovrebbe cogliere per mobilitare, definitivamente e con convinzione, questo capitale verso obiettivi di crescita sostenibile. L’aumento della ricchezza finanziaria delle imprese non è solo un indicatore di solidità, ma anche un segnale della loro capacità di reinvestire nel tessuto produttivo. Per massimizzare l’impatto di questa ricchezza, è essenziale sviluppare politiche mirate, come agevolazioni fiscali, incentivi all’innovazione e al credito, che consentano alle imprese di destinare maggiori risorse a nuovi progetti e alla creazione di posti di lavoro» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
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