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Scivolo verso l’impoverimento?

Chi di noi da bambino non ha frequentato un parco giochi dove vi era uno scivolo? E chi non ha provato l’esperienza di salirci sopra e lasciarsi andare? Ammettiamolo pure, a molti piacerebbe riassaporare la spensieratezza di quei tempi e ingannare in tal modo l’età che implacabile avanza. Eppure l’immagine dello scivolo mi fa pensare a quanto sta accadendo oggi. E’ ovvio che spero di sbagliare pur consapevole che, anche se avessi visto bene, a noi è sempre data la possibilità di cambiare il percorso della storia. Ho l’impressione che la cura e le terapie d’urto cui è sottoposta l’intera zona euro e il mondo occidentale in genere, altro non siano che un lento scivolo verso un diffuso impoverimento. Cosa sarebbe successo se questo fosse stato chiaro sin dall’inizio della crisi? Certamente confusione. Invece in questo modo, togliendo pian piano al ceto medio la seconda auto, obbligandolo ad avere una sola casa nella quale abitare pena il salasso delle tasse, accorciandogli le vacanze col miraggio che lavorando più giorni forse si conserva la competitività, ecco che si giunge ad un ridimensionamento di fatto del tenore di vita. La forbice tra ricchi, che saranno sempre più ricchi e poveri che saranno sempre più poveri, aumenta e la cancellazione del ceto medio è servita. A chi giova questo? La storia lo dirà, ma poi non è così difficile da intuire. Se la mia non fosse una fantasia da fine estate cosa fare per evitarla? La Chiesa, incarnata nella storia con la missione di essere sale e luce del mondo, ha da offrire un contributo per tentare di arginare, o evitare del tutto, le sofferenze cui è sottoposto chi prima degli altri giunge alla fine dello scivolo. Lo strumento di partenza è la Dottrina sociale della chiesa che contempla chiaro il principio della solidarietà e della sussidiarietà. Sono questi i due pilastri su cui poggia l’impalcatura del pensiero sociale cattolico in quanto facenti parte della visione antropologica cristiana. La solidarietà comporta la responsabilità verso se stessi e verso tutti ed è di conseguenza strettamente connessa con la libertà e la giustizia sociale. La sussidiarietà è il sostegno dovuto alla persona o alle strutture sociali in difficoltà, affinché possano tornare in modo autonomo e pieno ad esplicare e vivere la propria specificità. Rispetto dunque della libertà e della dignità dell’uomo. Il discernimento dell’essenziale è un altro sentiero da percorrere insieme al dialogo fattivo e concreto a tutti i livelli di quanti indirizzano la vita delle persone. Ecco delineato un raggio di azione entro il quale si può cercare la soluzione reale alla crisi, altrimenti tutto concorrerà solo ed esclusivamente ad allungare nel tempo lo scivolo dal quale, prima o poi, si scenderà.

Alfonso D’Alessio