di Marco Massarenti, Presidente Unimpresa Sport
L’attività motoria, fondamentale forma di promozione per il benessere di ogni età è considerata portatrice di conseguenze vantaggiose alla crescita psico-fisico dei bambini. Garante dello sviluppo armonioso incrementa capacità decisionali, di resilienza e promuove la leadership. Fondamentale dunque, che venga svolta sin dalla più giovane età.
Diversi studi scientifici affermano come l’attività fisica o la mancanza di essa influisce sul rendimento scolastico confermando che i ragazzi allenati, soprattutto se praticano sport all’area aperta, oltre a ridurre il rischio di obesità o altre malattie, hanno una migliore risposta ai test per le funzioni della memoria e dell’apprendimento.
Come dimostra uno studio condotto alla Columbia University le persone che svolgono una regolare attività fisica hanno maggiori capacità mnemoniche in quanto favorisce la nascita di nuove cellule nell’ippocampo.
Ogni volta che si contrae e si rilascia un muscolo, infatti, vengono prodotte sostanze chimiche che stimolano la produzione del BDNF (fattore neurotrofico cervello-derivato) contribuendo alla “neurogenesi” (la nascita di nuove cellule cerebrali) e allo sviluppo di nuove connessioni tra neuroni.
La seguente ricerca scientifica statunitense ha dimostrato quanto fin ora asserito. A circa 2.000 ragazzini delle scuole primarie è stato chiesto di percorre una corsa di 1 chilometro e mezzo, e successivamente di rispondere ad alcuni test d’intelligenza standardizzati secondo l’età ed il livello socioculturale. Coloro i quali hanno dimostrato un livello di allenamento superiore hanno ottenuto migliori risultati. Questi ragazzi, inoltre, sono anche quelli che riescono ad ascendere le migliori performance nello studio.
Altre ricerche sono state effettuate sull’età evolutiva, esaminando un gruppo di persone dai 4 ai 21 anni i quali, per una decade, sono stati sottoposti a risonanza magnetica. Attraverso questo studio si è potuto osservare l’evoluzione della corteccia cerebrale negli anni che vanno dall’infanzia alla maturità e dimostrare come il cervello può raggiungere una maggiore maturazione se i circuiti neuronali sono stati più utilizzati durante la crescita. Studio che afferma come l’attività fisica è incline allo sviluppo di capacità intellettuali superiori.
In soldoni, se la pratica sportiva veicola maggiore salute e stimola l’intelligenza, la sedentarietà annienta le capacità neurologiche e causa un impoverimento dell’organismo.
Queste ricerche smentiscono quindi, quel luogo comune che spesso vige tra i corridoi di un magro pensiero secondo il quale lo sport è tempo sottratto allo studio. Il primo passo verso un maggiore apprendimento potrebbe essere invece, quello di riconsiderare l’attività motoria che si svolge nelle scuole dove perlopiù viene valutata come un insegnamento curricolare di serie b.
Come mostrano alcuni esempi mondiali, è il connubio sport-scuola il trampolino di lancio per apprendere le abilità della vita.
Da decenni oramai, esistono sistemi scolastici che vengono considerati modelli di efficienza; sono quelli in cui è la scuola a farsi carico dell’educazione sportiva dell’alunno dando all’attività fisica lo stesso valore delle altre materie accreditandola non accessorio ma parte integrante della vita scolastica, fin dalla prima infanzia.
In Giappone, gli alunni hanno la possibilità di scegliere tra una vasta rosa di corsi tra cui: ginnastica, atletica, giochi con la palla, kendo, judo, sumo e danza e anche nuoto in quanto Il 78,1% delle scuole elementari pubbliche ha la propria piscina.
In Cina, gli studenti, svolgono giornalmente lezioni di educazione motoria della durata di quaranta minuti; mentre in Italia le ore settimanali destinate alla pratica motoria sono 2 in Cina sono 5.
La scuola finlandese, detentrice del podio per migliori studenti al mondo, si affida alla filosofia culturale basata sul concetto che la natura, l’aria fresca e attività motoria regolare siano i veri propulsori dell’apprendimento lasciando che gli alunni imparino attraverso il gioco libero all’aperto concedendo lorouna pausa di 15 minuti ogni ora di lezione.
In Italia, attualmente, supporre di poter creare una combinazione efficiente tra sport e scuola sembra un miraggio soprattutto alla luce di quanto afferma la Corte dei Conti la quale dichiara che i fondi stanziati dal Pnrr per il potenziamento delle infrastrutture sportive bastano solo per una scuola su sei; a fronte dei 3 miliardi richiesti le scuole italiane ne riceveranno solo 300 milioni.
Si spera però, considerati i recenti dati ISTAT i quali mostrano che nel 2021 la pratica sportiva continuativa tra bambini e ragazzi di 3-17 anni ha subito un calo, dal 51,3% al 36,2%, dando parallelamente spazio alla crescita di uno stato di sedentarietà dal 22,3% al 27,2%, che tali fondi messi a disposizione dal Governo possano intanto essere utili per effettuare una prima manutenzione delle palestre. Si confida che in un imminente futuro ci si affacci al primo dei tanti passi da muovere verso un necessario cambio culturale. Per intanto seguendo gli esempi sopra riportati una buona idea iniziale potrebbe essere quella di scandire l’orario scolastico con regolari pause da svolgersi all’aperto.
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