Venerdì 29 aprile scade il termine per i soggetti Irpef per chiedere il recupero delle fatture saldate nel 2021. Mercato vale 40 miliardi di euro, frodi valgono più del 10%. Il presidente Ferrara: «Non bloccare agevolazioni, hanno dato spinta importante al pil. Se cerchiamo di inseguire la legalità con eccessi di burocrazia non andiamo da nessuna parte»
Entro domani 29 aprile sarà possibile per i privati cittadini, soggetti Irpef, trasmettere all’agenzia delle Entrate le opzioni per la cessione del credito fiscale, a una banca o a una impresa, e per lo sconto in fattura relativi agli interventi edilizi realizzati nel 2021 e anche per le rate residue di eventuali pagamenti frazionati di lavori eseguiti nel 2020 e pagati parzialmente nel 2021. Questa scadenza non vale per le società e per le partite Iva che sono tenute a presentare la dichiarazione dei redditi entro il 30 novembre 2022: per questa categoria di soggetti il termine per l’opzione relativa alla cessione del credito fiscale o allo sconto in fattura c’è tempo fino al 15 ottobre. Il rischio per molti privati è perdere decine di migliaia di euro perché le banche non accettano più nuove pratiche, visto che le limitazioni del governo hanno, di fatto, fermato tutto il sistema dei bonus. È quanto ricorda Unimpresa in un documento sui bonus edilizi, secondo il quale il problema principale è il blocco delle banche che nasce da motivi di compensazione fiscale: gli istituti, infatti, possono compensare i crediti fiscali fino a un tetto specifico, corrispondente al proprio giro d’affari. L’aspetto principale è la capienza fiscale: ogni banca, per dimensione e giro d’affari, ha in generale un tetto massimo di crediti fiscali che può compensare con lo Stato e la maggior parte delle banche ha raggiunto il proprio tetto.
Secondo Unimpresa, il mercato dei bonus edilizi, dal bonus casa al 110%, vale per quanto riguarda il coinvolgimento del settore bancario, quasi 40 miliardi di euro. I crediti fiscali acquistati e pagati dalle banche sono così ripartiti: Intesa Sanpaolo 20 miliardi (16 miliardi relativi a pratiche accettate e 4 miliardi già pagati), Poste Italiane 7,4 miliardi, Banco Bpm 4 miliardi, Iccrea 1,5 miliardi, Unicredit 1,2 miliardi, Bper 1 miliardo, Cdp 400 milioni. In questo enorme giro d’affari si sono inserite attività illecite: Le frodi sono state fatte principalmente in due modi: documentazione completamente falsa presentata in banca per ottenere denaro su lavori mai eseguiti, cioè cantieri fantasma; preventivi dei lavori gonfiati. Le frodi scoperte finora ammontano a 4,4 miliardi di euro, oltre il 10% del volume dei crediti fiscali in ballo: 160 milioni di euro sono stati bloccati dall’Agenzia delle Entrate che ha rilevato situazioni a rischio; 2,3 miliardi di euro sono sotto sequestro della magistratura, dopo segnalazioni della stessa Agenzia delle Entrate o della Guardia di finanza; per i restanti 2 miliardi di euro circa sono invece oggetto di indagini in corso e sequestri.
«Il problema delle cessioni multiple dei crediti fiscali è un problema tecnico, ma è ovviamente anche un problema politico che ha importanti e significativi risvolti economici. Il comparto edile, proprio grazie ai bonus del governo, era ripartito bene dopo un periodo difficilissimo, mi riferisco al Covid nel 2020, con le restrizioni della pandemia che avevano fermato tutti i cantieri. Adesso, però, le limitazioni potrebbero improvvisamente congelare tutto e decine di migliaia di cantieri potrebbero fermarsi, se non chiudere addirittura. Il rischio è rinunciare a una fetta importante di prodotto interno lordo, facendo saltare centinaia di migliaia di posti di lavoro. Nel 2021 il pil italiano è cresciuto del 6% e il merito è anche del settore edilizio spinto proprio dai bonus fiscali. Le agevolazioni non vanno bloccate: abusi e truffe vanno scongiurati, ma se cerchiamo di inseguire la legalità con eccessi di burocrazia non andiamo da nessuna parte» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
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