Prime cinque banche hanno crediti fiscali edilizi per quasi 35 miliardi di euro
«Gli interventi decisi dal governo in questi giorni sul cosiddetto superbonus edilizio contengono alcune indicazioni positive, mentre altre situazioni lasciano qualche perplessità, in particolare per quanto riguarda la retroattività della misura che impatta sulle compensazioni dei crediti fiscali. L’aspetto più rilevante, da sottoporre all’attenzione dell’esecutivo, è che questo intervento sia l’ultimo. Finora, il sistema degli incentivi edilizi ha subito 32 modifiche e proprio la continua incertezza ha rappresentato e rappresenta tuttora il peggior nemico delle imprese: senza un quadro giuridico certo, è di fatto impossibile effettuare una corretta pianificazione finanziaria. Dal punto di vista politico, c’è da rilevare il malcontento del settore bancario italiano perché la misura colpisce, probabilmente, gli istituti di credito più di altre realtà imprenditoriali: penalizzazioni sono state introdotte per le banche che hanno acquistato crediti sotto il 75% del valore di libro, per quanto riguarda la retroattività e la durata delle compensazioni, corretta a 6 anni, e per quanto riguarda l’impossibilità di pagare, proprio attraverso le compensazioni fiscali, i contributi previdenziali dei loro dipendenti. è chiaro che dopo il flop sulla tassa per gli extraprofitti, il governo vuole in qualche modo fare pagare il conto del superbonus alle banche».
Lo dichiara il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, commentando le ultime modifiche al cosiddetto “superbonus” edilizio. Secondo i calcoli del Centro studi di Unimpresa, basati sui bilanci ufficiali, le prime cinque banche hanno “in pancia” crediti fiscali relativi ai bonus edilizi per quasi 35 miliardi di euro: Intesa Sanpaolo 20,1 miliardi, Unicredit 5,7 miliardi, Bper 4,5 miliardi, Banco Bpm 2,9 miliardi e Monte dei Paschi di Siena 1,6 miliardi.
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