Gli interessi sul credito alle imprese sono ancora il triplo rispetto a tre anni fa. Nel dicembre 2021, il tasso medio si attestava a un contenuto 1,36%, segnale di condizioni favorevoli per i prestiti alle aziende. Tuttavia, con l’inizio della stretta monetaria da parte della Banca centrale europea, il costo del denaro è rapidamente aumentato, raggiungendo il picco massimo del 5,45% a maggio 2024. Da allora, si è osservata una lieve riduzione, con il tasso medio che è sceso al 4,85% nell’ottobre 2024 ed è ancora pari a tre volte quello di fine 2021.
È quanto emerge da un report del Centro studi di Unimpresa, dopo la decisione della Bce che ha portato il tasso di riferimento dal 3,25% al 3%.
«Il taglio di 25 punti base deciso oggi dalla Banca centrale europea potrebbe ulteriormente favorire una riduzione dei tassi, offrendo un po’ di sollievo alle imprese italiane dopo anni di forti rincari sul costo del credito. Questo intervento, sebbene limitato e deludente, sotto alcuni punti di vista, potrebbe contribuire a consolidare il calo osservato negli ultimi mesi, allentando la pressione finanziaria su molte aziende. Tuttavia, resta da vedere quanto velocemente e in che misura il nuovo costo del denaro sarà traslato dalle banche alle condizioni effettive offerte alle imprese. Siamo ancora lontani da condizioni sul credito, praticate dalle banche, capaci di sostenere investimenti importanti e una pianificazione finanziaria imprenditoriale con visione e lungimiranza. Non è il cavallo che beve poco, come spesso sostengono i rappresentanti del settore bancario, anche a livello associativo. Ma è l’acqua offerta che risulta imbevibile, talora indigesta» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato statistiche della Banca d’Italia, L’andamento dei tassi d’interesse sul credito alle imprese ha mostrato una progressiva evoluzione dal 2021 al 2024, evidenziando diverse fasi legate all’evoluzione delle condizioni economiche e delle politiche monetarie.
Nel dicembre 2021, il tasso medio applicato al credito si attestava all’1,36%, in un contesto di condizioni di finanziamento ancora favorevoli per le imprese. Tuttavia, già nel corso del 2022 si è registrato un cambiamento netto, con un rapido aumento del tasso medio che ha raggiunto il 3,41% a dicembre, segno di un irrigidimento delle condizioni di accesso al credito, in risposta alla politica restrittiva adottata dalla Banca Centrale Europea per contrastare l’inflazione.
Nel 2023, l’incremento dei tassi proseguì senza sosta. A ottobre il tasso medio è arrivato al 5,27%, un aumento significativo rispetto all’anno precedente, riflettendo pienamente l’effetto dell’aumento dei tassi di riferimento. A novembre e dicembre, i tassi medi si sono stabilizzati intorno al 5,23%, mostrando una leggera attenuazione nella crescita rispetto ai mesi precedenti.
Nei primi mesi del 2024, tuttavia, i tassi hanno continuato a mantenersi elevati, con valori che oscillavano tra il 5,18% di gennaio e il 5,45% di maggio, quando si è raggiunto il picco massimo. Successivamente, si è osservata una lenta ma costante riduzione, che ha portato il tasso medio a scendere al 4,85% nell’ottobre 2024, il valore più basso registrato nel corso dell’anno.
Analizzando nel dettaglio i prestiti fino a 1 milione di euro, si osserva un andamento simile. A dicembre 2021, il tasso era pari all’1,75%, ma già a fine 2022 era più che raddoppiato, arrivando al 3,90%. Nel 2023, i tassi su questa fascia hanno continuato ad aumentare, toccando il 5,98% a novembre. Nel 2024, pur mantenendosi su livelli elevati, hanno cominciato a ridursi gradualmente, passando dal 5,78% di gennaio al 5,21% di ottobre. Per i prestiti superiori a 1 milione di euro, i tassi sono partiti da valori nettamente inferiori, pari allo 0,89% nel dicembre 2021, e hanno seguito un andamento analogo, raggiungendo il 3,33% a fine 2022 e il 5,30% a novembre 2023.
Nel corso del 2024, i tassi per questa categoria hanno mostrato una maggiore volatilità rispetto ai prestiti di minore importo, oscillando tra il 5,15% di maggio e il 4,42% di ottobre, il livello minimo dell’anno. Il confronto tra le due fasce di prestiti evidenzia una differenza costante nei tassi applicati, con valori più elevati per i prestiti fino a 1 milione di euro, segno del maggiore rischio percepito dagli istituti di credito per questa categoria. Tuttavia, nel tempo, questa differenza si è ridotta gradualmente, passando da 0,86 punti percentuali a dicembre 2021 a 0,79 punti a ottobre 2024. La tendenza generale indica, dunque, un progressivo aumento del costo del credito per le imprese, che ha raggiunto il suo apice nel 2023, con una lieve attenuazione registrata a partire dalla seconda metà del 2024. Tale calo nei tassi medi potrebbe suggerire un primo segnale di allentamento della stretta monetaria o di una risposta delle banche a una domanda di credito più contenuta, potenzialmente legata al rallentamento economico.
Conseguentemente, il costo delle rate mensili per i prestiti decennali in Italia ha subito un andamento oscillante negli ultimi anni, riflettendo le dinamiche dei tassi d’interesse. Per i finanziamenti da 1 milione di euro, il dato era pari a 9.156 euro a dicembre 2021, in un contesto di credito favorevole. Tuttavia, con l’aumento dei tassi di riferimento, la rata mensile è salita progressivamente, raggiungendo il picco di 11.312 euro a novembre 2023. Successivamente, si è assistito a una graduale discesa, con la rata che a ottobre 2024 si è attestata a 10.902 euro, tornando ai livelli più bassi dell’anno. Per i prestiti da 5 milioni di euro, l’evoluzione è stata simile.
A dicembre 2021, la rata mensile era pari a 43.733 euro, mentre a novembre 2023 si è registrato un massimo di 54.749 euro. Anche in questo caso, nel corso del 2024, il costo ha iniziato a calare, scendendo a 52.451 euro nell’ottobre dello stesso anno. La riduzione osservata nell’ultima parte del periodo analizzato riflette una lieve attenuazione delle tensioni sui tassi d’interesse, sebbene i costi del credito rimangano nettamente superiori rispetto ai livelli pre-2022. Il trend potrebbe ulteriormente consolidarsi grazie al recente taglio del costo del denaro deciso dalla BCE, che potrebbe tradursi in una maggiore sostenibilità delle rate per imprese e grandi operatori finanziari nei mesi a venire.
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