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Il training pre operatorio, una nuova filosofia da adottare

di Marco Massarenti, Presidente Unimpresa Sport

Secondo uno studio svolto dai ricercatori dell’Università del Michigan per pazienti che devono sottoporsi a un intervento chirurgico, un programma di “pre-abilitazione” da svolgere qualche settimana prima ed eseguito con costanza potrebbe essere il tramite ideale alle probabilità di successo dell’intervento e il veicolo capace di ridurre il tempo necessario al recupero. Si tratta di un programma “prehab” che prevede l’uso di un conta passi per effettuare una camminata veloce per coloro i quali fanno più difficoltà ad allenarsi e jogging per quelli più preparati fisicamente, allenamento specifico per muscoli e articolazioni, dieta salutare, astensione da fumo e alcol e sostegno psicologico per ridurre lo stress. A seguito di questo studio si scopre che questo allenamento, oltre a ridurre il decorso post operatorio aumenta l’efficacia delle operazioni migliorandone le cure e come mostrato dal Journal of the American College of Surgeons, cosa non poco importante, comporta una riduzione dei costi ospedalieri legati alla degenza.

È dimostrato, quindi, che un soggetto affronta meglio una procedura chirurgica, è sottoposto a meno complicazioni post-operatorie e ottiene migliori risultati funzionali, psicologici e chirurgici; il livello di fitness dell’individuo rappresenta un elemento sostanziale alla sopravvivenza.

Tutte le persone sottoposte a intervento chirurgico sono suscettibili a complicazioni post- operatorie, quelle più a rischio, senz’altro, sono gli anziani e i detentori delle malattie croniche, come ipertensione, stato lipidico o obesità, molti dei quali sono difficili da controllare; soggetti che inevitabilmente conseguono un basso livello di fitness.

I ricercatori evidenziano che chi arrivava all’operazione preparato, ha una durata del ricovero più breve; il 65,6% rispetto al 57% ha maggiori probabilità di poter tornare direttamente a casa invece di dover ricorrere ai servizi di una struttura riabilitativa riducendo le spese per le cure domiciliari. Oltretutto, il costo ospedaliero delle cure, equiparandolo alle nostra valuta, si abbassa notevolmente all’incirca di 3.000 euro.

Un altro studio americano, per darne dimostrazione, ha pensato di far partecipare a un programma pre-riabilitazione alcune donne coinvolte in problemi oncologici e imminenti ad intervento chirurgico dividendole in due gruppi di cui uno ha seguito un programma di attività fisica. Alla fine del periodo stabilito il gruppo che si è sottoposto all’allenamento ha ottenuto una diminuzione, nel circolo sanguigno, dei livelli di leptina, un ormone coinvolto nella regolazione del senso di sazietà e dell’infiammazione; l’aumento alla risposta immunitaria e infiammatoria; la tendenza alla diminuzione del numero di cellule esprimenti FOXP3, o linfociti T regolatori, all’interno del tumore. 

Anche nell’ambito degli interventi ortopedici come quelli al ginocchio, alla cuffia dei rotatori della spalla e protesi dell’anca è fondamentale predisporre un piano terapeutico preventivo che ha come obiettivo quello di migliorare il tono ed evitare l’atrofia muscolare, optare per una riduzione delle complicanze e educare il paziente all’attività post operatoria.

Come risaputo i programmi di riabilitazione sono più efficaci se combinati con interventi nutrizionali. La chirurgia induce maggiore stress, richiede ulteriori fonti di energia, che possono essere alleviate con l’integrazione nutrizionale attraverso una dieta ricca di proteine. Stessa cosa vale per gli interventi psicologici da effettuare sui pazienti prossimi alla chirurgia, sostenendoli nella gestione del dolore e nei cambiamenti comportamentali legati al consumo di alcol e di fumo. Secondo i ricercatori, tale procedimento andrebbe applicato anche nella fase antecedente l’operazione insieme all’adattamento di specifici background che combattono una condizione di immunodepressione, al preferire la chirurgica mininvasiva con la tecnica laparoscopica ed infine supportare tutte quelle funzioni fisiologiche che rendono possibile una rapida ripresa.

Se questi sono i risultati è chiaro che gli ospedali dovrebbero investire nell’attuazione di semplici programmi di pre-abilitazione domiciliare accampando una filosofia di gestione clinica svolta all’ottimizzazione del percorso pre- operatorio e all’informazione.

Bisognerebbe pensare al periodo pre – operatorio come all’allenamento per un match, senza essersi prima esercitato nessuno vorrebbe affrontarlo e in tal senso, con la stessa dottrina nessuno di noi dovrebbe arrivare fisicamente e mentalmente impreparato ad affrontare un intervento chirurgico.

Marco Massarenti

Presidente Unimpresa Sport

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