di Pasqualina Costantino
Finalmente è stato varato il Decreto Rilancio, impropriamente definito “Decreto di Aprile”: un consistente faldone di normative e misure che dovrebbero mettere in moto la nostra economia.
Eppure ancora una volta quello che è stato fatto per il settore turismo non è quello che ci aspettavamo (addirittura oltre le previsioni più pessimiste), considerando la situazione che stiamo vivendo. Alberghi e ristoranti hanno deciso di chiudere definitivamente, almeno per quest’anno, poiché non riescono a coprire i costi di gestione. L’unico aspetto positivo attuato all’interno del decreto è stata l’eliminazione dell’IMU sugli immobili per i proprietari di strutture ricettive. Un’ imposta, a mio parere, che nessuno dovrebbe mai pagare, considerando che sono beni di proprietà e non dobbiamo di certo continuare a farlo per una vita assicurando una rendita allo Stato.
Per il resto le misure adottate in merito al turismo sono a dir poco imbarazzanti. Premettendo che ho sempre pensato al “Bonus vacanze” per incentivare le persone a viaggiare nel nostro bel Paese, ciò che il Governo ha deciso di attuare non è utilizzabile così come strutturato. Gli alberghi non lavorano solamente per pagare le tasse (di tutto quello che fatturiamo, il 65- 70% è dello Stato) ma dietro c’è una realtà molto più ampia tra dipendenti e fornitori che di sicuro non accettano bonus per essere pagati. Anche se la misura appare conveniente con un credito d’imposta dell’80 % riconosciuto all’operatore e del 20 % di detrazione fiscale al cliente, ad oggi però non possiamo sacrificare ulteriormente le nostre attività in mancanza di liquidità. Non si può pensare di aiutare le aziende turistiche in questo modo, aziende che oramai non fanno più cassa e hanno bisogno di soldi per gestire i vari impegni economici. Essere creditori dello Stato oggi è pericoloso! Avere un credito virtualmente a scadenza illimitata verso un debitore che controlla le condizioni del debito è molto pericoloso e il rischio di perdita è assicurato. Inoltre, un’altra questione che preoccupa sono i cosiddetti “percorsi turistici privilegiati”. Con l’inizio della fase 2, la battaglia sul turismo sta diventando un affare esclusivo all’interno dell’Unione. Dopo il danno economico e la crisi che stiamo attraversando non possiamo accettare accordi bilaterali che vanno a creare corridoi estivi solamente per alcuni stati membri dell’UE, escludendo così il nostro Paese. Ci aspettiamo a tale proposito che lo Stato ci tuteli e intervenga soprattutto a tutelare un settore che vale il 13 % del Pil. Rischiamo di perdere una gran fetta di mercato concentrato sull’incoming, francesi, tedeschi rappresentano la parte ricca del nostro turismo. D’altronde è un problema che dobbiamo porci, considerando che l’Italia insieme alla Spagna sul fronte Europeo sono stati i due paesi più colpiti. Si promettono novità a metà giugno quando verranno riaperti i confini per la maggior parte degli Stati membri. In questo caso ci aspettiamo la riapertura dei confini anche verso l’Italia.
Il libero accesso in Italia deve essere consentito per tutti i cittadini dell’UE e tutti hanno diritto di viaggiare liberamente, senza mai sottovalutare la situazione epidemiologica di ogni regione.
Il turismo del Sud Italia non può essere represso ulteriormente. Vogliamo essere ottimisti e pensare che ciò non avvenga, rispettando i principi che vanno contro ogni discriminazione e provenienza. É vergognoso però che esista “un meridione d’Europa” in senso dispregiativo all’interno di un ente sovranazionale che è purtroppo sempre più nazionale per sé. Di questa incoerenza di sistema possiamo farne tutti a meno, per poter trarre giovamento dallo spirito vero dell’Unione. Più collaborazione e meno egoismo, tra gli Stati e in ogni Stato.
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