«Ricapitolando, dal giorno della scesa in campo dei Russi in Ucraina, le sanzioni economiche hanno creato danni alla finanza europea molto più che a quella russa: solo la borsa di Milano ha perso in sette giorni oltre il 10%. Il blocco dello Swift ha messo in moto la triangolazione dei pagamenti con Cina, Sud Africa, India e Brasile (paesi Brics) e il declassamento dei titoli di stato russi ha reso ridicoli i manager delle agenzie di rating. Ciò per un semplice motivo: a differenza degli Usa, che ha una inflazione al 6% e un debito pubblico oltre il 125% del Pil, quello sì pericoloso, la Russia ha un debito pubblico pari al 20% del Pil, che può liquidare con le quote da 10 euro a famiglia pagate mensilmente per la pulizia delle scale da chi abita negli ex blok dell’Urss. In compenso, S&P ha declassato i titoli delle banche italiane in Russia da bbb a bb+ con Outlook negativo, dimenticando che queste banche di fatto non prestano soldi, ma lavorano con i conti correnti attivi dei correntisti retail. Significa che la banca non fallisce, ma il declassamento degli asset comporta tassi altissimi per i rifinanziamenti di liquidità. L’interesse unico che unisce il mondo, insomma, è il business». Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
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