di Paolo Longobardi, Presidente onorario Unimpresa
Il riconoscimento conferito sabato 4 gennaio a Giancarlo Giorgetti da The Banker come “Ministro delle Finanze dell’anno” è molto più di un premio personale. È un attestato di stima internazionale che illumina l’intero sistema Paese, sottolineando come l’Italia, nonostante le molteplici sfide economiche e politiche, stia recuperando credibilità e affidabilità agli occhi del mondo. La rilevanza di un tale premio, assegnato dalla prestigiosa rivista del Financial Times, travalica le barriere ideologiche e i confini del colore politico. Non è solo un omaggio al lavoro di un ministro o a quello di un governo; è il riconoscimento di una ritrovata solidità istituzionale che, passo dopo passo, contribuisce a rilanciare il nostro ruolo nei consessi internazionali. La credibilità, si sa, è un bene raro e prezioso: si costruisce con fatica, ma si può perdere in un istante. Questo successo ci ricorda quanto sia essenziale mantenere un profilo alto e coerente, indipendentemente dalla bandiera partitica di chi governa.
L’Italia oggi appare un Paese che, pur tra mille contraddizioni, sta crescendo sul piano internazionale. Il via libera della Commissione Europea alla recente legge di bilancio e il plauso per il piano di riduzione del debito pubblico sono segnali incoraggianti. Certificano un percorso che punta alla stabilità, senza rinunciare a interventi mirati per sostenere la crescita. Ma questi risultati non devono diventare motivo di compiacimento. Al contrario, rappresentano una base solida su cui costruire un’ambizione più grande: tornare a essere protagonisti in Europa. Ed è proprio l’Europa il campo su cui si giocheranno le partite decisive dei prossimi anni. Le istituzioni comunitarie saranno sempre più il luogo in cui verranno prese decisioni strategiche per il futuro economico, sociale e ambientale dell’intero continente. È lì che si definiranno le politiche fiscali comuni, le strategie energetiche e gli investimenti nei settori emergenti. È lì che l’Italia dovrà far sentire con forza la propria voce.Per riuscirci, però, è necessario fare sistema. Politica, imprese, istituzioni e corpi intermedi devono lavorare insieme per rafforzare il nostro peso specifico. Non possiamo permetterci di essere spettatori passivi in una stagione di grandi trasformazioni globali. Le sfide che ci attendono – dalla transizione ecologica alla regolamentazione delle nuove tecnologie – richiedono competenza, visione e una presenza attiva nei tavoli che contano.
Il riconoscimento a Giorgetti ci mostra che il mondo ci guarda con attenzione e che, se lavoriamo bene, possiamo riconquistare il rispetto che ci spetta. Ma è anche un monito: la credibilità internazionale non è mai scontata. Va coltivata ogni giorno, con serietà, concretezza e una strategia a lungo termine che miri al bene comune. Dobbiamo dunque puntare a un’Italia che, forte delle sue tradizioni e del suo capitale umano, sia in grado di contare sempre di più in Europa e nel mondo. Non per orgoglio o vanità, ma perché è solo da una posizione di forza che possiamo garantire un futuro migliore a tutti noi. Un futuro in cui le decisioni che verranno prese non ci vedano subire le scelte altrui, ma contribuire a scrivere le regole del gioco. La scelta della rivista The Banker, dunque, va letta come un tassello importante di questo percorso. Ora sta a noi, come sistema Paese, fare in modo che non resti un episodio isolato, ma diventi parte di una narrazione più ampia: quella di un’Italia che sa rialzarsi, che guarda avanti, che vuole essere protagonista.
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