Di seguito, la missiva inviata dal responsabile della Federazione Unimpresa Agricoltura, Emilio Ferraram al ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Francesco Saverio Romano, sul tema della proposta di riforma della Politica Agricola Comune
Egr. Ministro, la proposta di riforma della Politica Agricola Comune (Pac) avanzata dalla Commissione europea appare assolutamente insoddisfacente, il criterio che gli aiuti diretti vengano versati sulla base degli ettari e non della produzione, con l’obiettivo di riequilibrare il sostegno finanziario tra vecchi e nuovi Stati membri, per l’Italia significa una perdita di circa il 6%, pari a 285 milioni nel 2019. Il documento pubblicato ieri dall’Esecutivo comunitario è di circa 600 pagine. Ci vorrà tempo per fare un calcolo preciso.
L’azione del governo italiano è riuscita a evitare alcune misure che ci avrebbero ulteriormente penalizzati. Per esempio è stato stralciato all’ultimo momento l’articolo che, prevedendo la perequazione tra gli aiuti nazionali fin dal 2028, avrebbe pressoché svuotato di significato il negoziato per le prospettive finanziarie 2021-2028, che inizieranno tra sette anni. L’Italia è riuscita ad evitare che venisse cancellata la quota di aiuti (5-10% del totale) che un paese può distribuire liberamente per esigenze specifiche. È rimasta invece la misura che prevede, entro il 2019, la perequazione degli aiuti alle diverse produzioni all’interno di ogni paese.
UNIMPRESA condivide la posizione del Ministro dell’Agricoltura Saverio Romano quando sostiene che le proposte della Commissione sono “complessivamente insoddisfacenti”.
Nel percorso che vedrà il progetto presentato dal commissario Ciolos, passare dal parlamento e dal consiglio, l’auspicio di UNIMPRESA è che le delegazioni italiane al Parlamento Europeo ed il governo italiano nel Consiglio tengano conto delle indicazioni del mondo produttivo del sistema agricolo ed agroalimentare.
A tal proposito si ritiene indispensabile che le risorse vengano indirizzate verso una agricoltura che dà risposte in termini di competitività, occupazione, sicurezza alimentare e soprattutto verso chi l’agricoltura la fa in maniera professionale, evitando, come accadrebbe se la riforma venisse approvata così com’è, di premiare (sulla base di dati estensivi e non produttivi) le rendite e le dimensioni e non certo il lavoro e gli investimenti.
Le priorità su cui UNIMPRESA ritiene che si debba insistere sono in primo luogo: prevedere efficaci strumenti di gestione delle crisi, indispensabili in un’agricoltura globalizzata, che renderà sempre più ricorrenti tali situazioni (come dimostrato dal caso del “Batterio killer””. Poi perseguire con maggiore incisività l’obiettivo di riequilibrio della filiera alimentare a favore degli agricoltori: in tal senso, salutiamo con favore l’estensione del ruolo delle organizzazioni di produttori, ma a condizione che si precisi che esse devono avere compiti di commercializzazione del prodotto dei soci. Inoltre la condizione che l’esborso del 30% degli aiuti avviene al raggiungimento di criteri ambientali è un impegno eccessivamente gravoso e, soprattutto, non è compensato da un “altrettanto supporto alla produzione e alla competitività.
Certi della sua attenzione, restiamo disponibili a fornire dettagli contributi alla discussione in corso.
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