“Salutiamo con entusiasmo l’annuncio della cessione da parte della finanziaria del ministero dello Sviluppo economico Simest delle quote di partecipazione in Lactitalia, la società che produce in Romania i formaggi pecorino e caciotta che fanno concorrenza alle produzioni del vero Made in Italy”.
E’ il commento di Emilio Ferrara, segretario generale di Unimpresa Agricoltura.
“La Simest ha prontamente recepito la direttiva in materia agroalimentare emanata dal ministero dello Sviluppo Economico – spiega Ferrara – che prevede la revoca di partecipazioni deliberate, qualora le imprese pongano in essere pratiche commerciali in grado di indurre in errore i consumatori, anche nei mercati esteri, circa l’origine italiana dei prodotti commercializzati, sia attraverso elementi specifici dei prodotti stessi che del relativo packaging”.
“Non più tardi di una settimana fa – aggiunge il segretario generale di Unimpresa Agricoltura – avevamo riproposto il tema della distorsione nell’uso di strumenti di finanziamento alle imprese che di Italiano avevano soltanto il nome. Abbiamo chiesto al Ministro Passera di attivarsi affinché venisse impedito che lo Stato, direttamente o indirettamente attraverso società finanziarie controllate dai ministeri, investisse risorse pubbliche per finanziare produzioni all’estero. Prendiamo atto dell’impegno fattivo del ministro che ha portato alla conclusione della vicenda ed auspichiamo al più presto un intervento legislativo che metta fine una volta per tutte all’uso di risorse dello stato italiano contro le imprese italiane”.
“Ci sembra doveroso ringraziare – conclude Ferrara – oltre il ministro Passera, quanti hanno contribuito a raggiungere questo risultato come le associazioni di consumatori, altre associazioni di categoria come Coldiretti, le migliaia di Comuni, le decine di Province che hanno adottato delibere con le quali si denunciava che le operazioni di sostegno dell’Italian sounding, da parte della Simest, determinano danni gravi in quanto bloccano ogni potenzialità di crescita delle imprese italiane a causa della “saturazione” del mercato con prodotti che richiamano qualità italiane senza essere di origine nazionale, impedendo ai consumatori di effettuare una corretta comparazione sulla base della diversa qualità e convenienza con prodotti autentici del Made in Italy”.
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