La commissione agricoltura inizia l’esame dei progetti di legge per riorganizzare il sistema delle Op Questa settimana la Commissione Agricoltura della Camera ha iniziato l’esame di due progetti di legge recante norme per le organizzazioni di produttori nel settore agricolo (esame C. 301 Fiorio e C. 474 Oliverio – Rel. Sani). In entrambe le proposte vediamo aspetti positivi e altri negativi. Di entrambe apprezziamo la finalità di rispondere alla necessità di riequilibrare i rapporti nella filiera che oggi sono a sfavore della parte agricola. Le due proposte di legge si pongono l’obiettivo di favorire il superamento delle difficoltà nella filiera, perseguendo una superiore integrazione e trasparenza, al fine di offrire condizioni di stabilità economica e di rafforzare la parte agricola nel suo rapporto con il mercato offrendo opportunità di organizzazione e sedi di confronto. Al contempo, però, introducono elementi che aumentano le pastoie burocratiche già esistenti, che rischiano di compromettere il buon funzionamento del sistema. Ad esempio: forzare sulle differenziazioni dal modello europeo, che è interpretato al meglio dalle nostre OP, puntando a far si che le “organizzazioni di prodotto” sostituiscano le organizzazioni di produttori, ci sembra un lasciapassare per l’ingresso nel mondo delle OP a soggetti diversi dai produttori agricoli; spingere verso un modello ispirato a quello francese delle organizzazioni interprofessionali ci sembra assolutamente retrogrado atteso che in Italia non riescono assolutamente a funzionare; oppure portare la dimostrazione della mutualità prevalente al 75%, è una inutile e pesante prescrizione che certamente danneggerebbe le OP riconosciute nei confronti delle altre società, sempre a mutualità prevalente, che non sono riconosciute come OP; Opportuno, piuttosto, sarebbe di prevedere meccanismi di premialità per le OP e, soprattutto, per i produttori associati, tanto in termini di agevolazioni fiscali, tributarie e finanziarie, quanto di accesso prioritario alle misure dei piani di sviluppo rurale ed degli altri progetti nazionali e dell’Unione europea. Utile sarebbe prevedere l’eliminazione delle previsioni relative agli obblighi di conferimento della totalità delle produzioni, deve sempre essere il mercato a guidare domanda e offerta, altrimenti si rischia di creare solo difficoltà al sistema. Come pure è necessario eliminare i limite massimo, che solo l’Italia ha posto, in termini di percentuale massima di prodotto che un agricoltore può vendere direttamente al consumatore (assurdo che si sia concepito un sistema in cui si chiede di incentivare la vendita diretta e, contestualmente si ponga un tetto massimo, costringendo ad un certo punto il piccolo imprenditore ad interrompere la vendita del proprio prodotto senza che ciò risponda ad alcuna reale esigenza del sistema) atteso che le OP “autorizzano” tali vendite. Importante sarebbe anche la semplificazione delle procedure per la costituzione di filiali, anche all’estero, per agevolare le attività di commercializzazione a vantaggio degli agricoltori. Questo strumento delle OP si è rivelato particolarmente prezioso per il settore ortofrutticolo, che ha fatto registrare negli anni un’importante capacità di utilizzo dei piani operativi. Le OP italiane utilizzano, infatti, le risorse disponibili in misura maggiore rispetto a quelle degli altri Paesi, a conferma della bontà della formula che esclude condizionamenti e, soprattutto, ritardi di programmazione pubblica. Vogliamo essere certi che questa formula venga mantenuta e migliorata in tutta Europa e per tutti i settori agricoli e non che venga pregiudicata la sua efficacia laddove funziona già molto bene. Per queste e per molte altre ragioni restiamo a disposizione della commissione agricoltura al fine di portare il giusto contributo alla discussione in corso.
Emilio Ferrara, responsabile nazionale Unimpresa Agricoltura
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