La pubblicazione, firmata da Luigi Scipione, docente di Diritto dei Mercati Finanziari alla Federico II di Napoli e componente del Centro Studi e Ricerche Unimpresa, corredata di dati e cifre, scatta una fotografia dell’attuale stato del sommerso nel Meridione e delle influenze sull’economia.
“Il sommerso contribuisce al non corretto funzionamento dei mercati di beni e servizi e del lavoro, introducendo una distorsione della concorrenza all’interno del Paese e tra i paesi e favorendo i legami tra attività criminali e attività legali – ha spiegato Scipione – Nuoce ai lavoratori coinvolti, che rimangono privi di
protezioni e garanzie. E’ dunque velleitario qualsiasi tentativo di dare vita ad una seria riforma del sistema economico senza prendere in considerazione la quota enorme di economia sommersa e criminale che costituisce un terzo della ricchezza prodotta dal Paese e stravolge tutti i dati sull’evasione fiscale e contributiva. Inquina,
inoltre, i dati sull’occupazione poiché i due settori, messi insieme, occupano almeno 3,5 milioni di persone distribuite in tutte le regioni d’Italia”.
Si è soliti distinguere, ha proseguito, tra sommerso di lavoro, quando manca un rapporto formalizzato ovvero vi è una regolarità solo formale, a fronte di un salario e di condizioni contrattuali differenti da quelle stabilite a livello nazionale, e sommerso d’impresa, quando è un’organizzazione aziendale a essere sconosciuta alle istituzioni.
L’impresa a sua volta può essere completamente sommersa se non esiste come figura giuridica, non produce reddito visibile, non ha bilancio e utilizza solo lavoratori in nero, o parzialmente sommersa se occulta una parte del suo reddito e ricorre anche al lavoro nero.
“In Italia, gli argomenti di ricerca collegati all’economia sommersa sono numerosi – ha aggiunto Scipione – l’evasione fiscale, l’eccesso di leggi e di tutele, il divario Nord-Sud, la crisi della grande industria, il nanismo delle imprese, il ritardo nell’innovazione di prodotto e di processo, la sperequata distribuzione territoriale
della disoccupazione, la crescita dei lavori atipici, infine, ma non meno importante, l’infiltrazione della criminalità nell’economia legale”.
Ma quali sono i tratti fondamentali dell’economia sommersa? “Non può essere identificata come settore omogeneo anche se presenta alcuni caratteri tipici – si legge nel libro – E’ un elemento strutturale del sistema economico e sociale italiano e come tale va studiata poiché è perfettamente integrata con esso. Deve la sua estensione all’ambiguità della classe politica nei suoi confronti, alla farraginosità
e alla contraddittorietà delle norme emesse ai diversi livelli di governo e all’inefficienza delle amministrazioni pubbliche nel contrasto dei comportamenti illeciti e/o illegali. Rende meno efficaci politiche di sostegno della domanda, ma soprattutto può generare processi involutivi, anche se solo apparenti, quando sono attuate politiche fiscali restrittive. Sebbene sia criticata, è anche apprezzata: ritroviamo la sua presenza nei consumi finali delle famiglie e nei consumi intermedi delle imprese, nel mercato del lavoro, nel credito, nel risparmio”.
nella foto, da sx, Marco Fugazza, Unctad, Luigi Scipione, Centro Studi Unimpresa, Federico Monga, vice direttore Il Mattino, Giovanni Pollice, Ig Bce, Raffaele De Luca Tamajo, Università Federico II
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