Rassegna stampa – 16 giugno 2018
Banche: Unimpresa, 43% sofferenze aziende legato al mattone
Le forniture (utility) di energia elettrica e gas valgono 695 milioni (0,55%), quelle di acqua e gestioni rifiuti 790 milioni (0,62%). Un peso rilevante è quello dell’automotive, con 21,2 miliardi di sofferenze (16,68%): si tratta dei concessionari di automobili oltre che dell’assistenza post-vendita, con le imprese familiari che hanno arretrati per 3,2 miliardi e le aziende maggiori per 17,9 miliardi. Ecco i dettagli degli altri comparti: trasporto e magazzinaggio 3,4 miliardi (2,70%), informazione e comunicazione 1,3 miliardi (1,06%), attività professionali e scientifiche 3,09 miliardi (2,43%). Il turismo pesa, invece, per 5,1 miliardi (4,03%) sui non performing loan degli istituti: di questi 4,2 miliardi sono di aziende e 922 milioni di imprese familiari; al comparto noleggio e agenzie di viaggio sono riconducibili 2,5 miliardi (2,01%), dei quali 228 milioni a carico di società familiari e 2,3 miliardi di aziende più grandi. Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia relativi a febbraio scorso, complessivamente le sofferenze che fanno capo alle aziende e alle imprese familiari valgono 127,4 miliardi. I prestiti non rimborsati legati al mattone ammontano complessivamente a 54,3 miliardi pari al 42,62% del totale: 2,7 miliardi sono riconducibili a imprese familiari (2,4 miliardi dalle costruzioni e 327 milioni da attività immobiliari) e 51,5 miliardi ad aziende (32,9 miliardi dalle costruzioni e 18,5 miliardi da attività immobiliari). Al comparto dell’agricoltura e della pesca, poi, fanno capo 5,4 miliardi di sofferenze (4,29% del totale): 3,09 miliardi sono di imprese familiari e 2,3 miliardi di aziende. Il settore delle cave e delle miniere (estrazioni minerali) pesa per appena 367 milioni (0,29%) dei quali 11 milioni sono di imprese familiari e i restanti 356 milioni di aziende più grandi. Valgono 26,1 miliardi (20,55%), poi, le sofferenze delle attività manifatturiere con 1,4 miliardi a “carico” di imprese familiari e 24,7 miliardi di aziende maggiori. “La crisi dell’immobiliare, uno dei settori maggiormente colpiti dalla recessione, si riversa inevitabilmente anche sui bilanci delle banche e, come un perverso circolo vizioso, il danno torna sulle imprese che, complici i paletti sui requisiti patrimoniali dell’industria bancaria, soffrono nell’ottenere nuovi finanziamenti. Poi ci si mette anche la Banca centrale europea con continue e pericolose regole, sempre più severe, che possono mettere in ginocchio gli istituti con effetti pericolosissimi per l’intera economia” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci.
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