di Paolo Longobardi, Presidente onorario Unimpresa
In una fase di crescenti sfide geopolitiche, economiche e climatiche, l’Unione europea deve rafforzare la propria capacità di agire come un blocco coeso e competitivo sulla scena globale. Tra le molteplici soluzioni dibattute per consolidare il progetto europeo, l’introduzione degli eurobond – come recentemente sottolineato dal ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina – rappresenta una svolta essenziale. Si tratta di strumenti di debito comune, emessi a livello comunitario, che potrebbero fornire le risorse necessarie per finanziare progetti strategici condivisi, rafforzando la coesione interna dell’UE e il suo peso nel panorama mondiale. La necessità di un salto di qualità nell’integrazione economica e fiscale europea è evidente.
Le crisi degli ultimi anni, dalla pandemia di Covid-19 alle tensioni geopolitiche generate dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente, hanno dimostrato i limiti delle attuali politiche fiscali frammentate. La mancanza di una visione comune sul finanziamento delle sfide collettive ha spesso rallentato la capacità dell’Europa di rispondere in modo rapido ed efficace. Gli eurobond permetterebbero di mobilitare risorse per realizzare infrastrutture strategiche, migliorare le reti di trasporto e comunicazione e rafforzare il mercato unico, oltre che per finanziare la transizione energetica, ridurre la dipendenza da fonti esterne e promuovere energie rinnovabili. Consentirebbero anche di sostenere l’innovazione tecnologica e la ricerca, per mantenere la competitività con economie globali come Stati Uniti e Cina, e di finanziare politiche sociali comuni, affrontando le disuguaglianze e garantendo una crescita inclusiva.
Oltre agli indubbi vantaggi economici, gli eurobond rappresentano un’opportunità per rafforzare la sovranità europea. La dipendenza dell’Europa da fonti di finanziamento esterne, specialmente durante le crisi, evidenzia l’urgenza di costruire un meccanismo che dia all’UE una maggiore autonomia. Con un emittente unico e credibile come l’Unione Europea, il debito emesso avrebbe un rating elevato, attirando investitori globali a condizioni vantaggiose e abbassando i costi di finanziamento rispetto a quelli che potrebbero ottenere i singoli Stati, in particolare quelli con debiti elevati. Inoltre, la creazione di un mercato del debito comune rafforzerebbe il ruolo dell’euro come valuta globale, riducendo la vulnerabilità dei Paesi membri ai mercati finanziari internazionali.
Nonostante i benefici evidenti, il percorso verso l’introduzione degli eurobond non è privo di ostacoli. Le principali resistenze provengono dai Paesi del Nord Europa, tradizionalmente più rigorosi sul fronte fiscale, che temono di dover condividere i rischi con Stati membri caratterizzati da un alto debito pubblico. Tuttavia, queste paure possono essere mitigate attraverso una governance rigorosa e condizionalità chiare: gli eurobond potrebbero essere emessi per finanziare esclusivamente progetti specifici, con un monitoraggio trasparente dell’utilizzo delle risorse. Per garantire sostenibilità ed evitare abusi, si potrebbe inoltre fissare un tetto massimo di emissione annuale, mentre gli Stati beneficiari potrebbero impegnarsi in riforme strutturali che migliorino la sostenibilità fiscale e la competitività economica.
Di là dagli aspetti tecnici, gli eurobond avrebbero un profondo valore simbolico e politico, rappresentando un passo concreto verso una vera unione fiscale. Questo strumento rafforzerebbe il senso di appartenenza comune, inviando un messaggio chiaro al resto del mondo: l’Europa è unita e pronta ad agire come una potenza geopolitica responsabile e lungimirante. Inoltre, l’emissione di debito comune favorirebbe una maggiore armonizzazione delle politiche economiche degli Stati membri, riducendo gli squilibri interni e creando un meccanismo automatico di solidarietà, fondamentale per la stabilità dell’intera area euro.
Il futuro dell’Europa passa attraverso la capacità di affrontare le sfide collettive con strumenti adeguati. Gli eurobond non sono solo una soluzione finanziaria, ma anche un’occasione per rafforzare il progetto europeo in termini di solidarietà, sovranità e competitività globale. Non cogliere questa opportunità significherebbe rischiare di relegare l’Unione a un ruolo marginale nel panorama internazionale, incapace di parlare con una sola voce o di affrontare le sfide di un mondo sempre più interconnesso. Solo così si possono porre le basi per un’Europa più forte, unita e prospera.
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