I dati del Centro studi dell’associazione sul tasso di penetrazione delle vetture con motore a batteria da gennaio 2023 a maggio 2024 nei mercati europeo, americano e cinese. Il vicepresidente Spadafora: “Manca una strategia nazionale nell’automotive e manca una visione a lunga scadenza”
Performance negativa in Europa per le autovetture elettriche e mercato fermo negli Stati Uniti d’America, con la sola Cina che cresce, ma a un ritmo non stabile.
Il tasso di penetrazione delle vetture a batteria nei paesi europei, dopo aver raggiunto quasi il più 9% ad agosto del 2023 è poi crollato fino a sfiorare il meno 6% a dicembre.
A una leggera ripresa a inizio 2024, con un rimbalzo a gennaio di poco superiore all’1,5%, ha fatto seguito un nuovo, brusco calo già da febbraio, fino a sfiorare il meno 2% di maggio scorso.
È quanto emerge da un paper del Centro studi di Unimpresa, secondo cui da gennaio 2023 a maggio 2024, il quadro delle vendite delle auto a batteria in Europa, Stati Uniti e Cina è profondamente mutato: solo i cinesi sono rimasti in una situazione positiva con il tasso di penetrazione al 2%, mentre le immatricolazioni americane sono sostanzialmente ferme.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, l’Europa si allontana dalle auto elettriche, il tasso di penetrazione negli Stati Uniti si è ormai appiattito mentre in Cina l’andamento è in controtendenza, ma instabile, con un positivo più 2% a maggio, anche se si tratta di un valore più basso rispetto a quello dei dati di inizio dello scorso anno.
Più nel dettaglio, nel Vecchio continente le auto elettriche hanno visto due picchi, uno positivo ad agosto 2023 (più 8,5%) e uno fortemente critico a dicembre dello stesso anno (meno 5,8%), per poi assestarsi in un territorio negativo.
Qui la sequenza 2023: gennaio più 0,2%, febbraio più 2,2%, marzo più 1,8%, aprile più 3,4%, maggio più 4%, giugno e luglio 3,8%, agosto più 8,5%, settembre meno 0,9%, ottobre più 1,9%, novembre 0%, dicembre meno 5,8%. Quella del 2024: gennaio più 1,7%, febbraio 0%, marzo meno 1,7%, aprile più 0,2%, maggio meno 1,9%. Quanto agli Usa, il tasso di penetrazione, nel periodo che va da gennaio 2023 a maggio 2024, è partito dal 2% per poi calare all’1% di giugno; a una lieve risalita nei messi successivi, fino al 2% circa, è seguita una progressiva stabilizzazione a quota zero, una situazione critica che si è assestata nel corso del 2024, per finire, però, in territorio negativo a maggio scorso (-0,2% circa). Ecco la fotografia americana nel 2023 mese per mese: gennaio più 2%, febbraio più 2,2%, marzo più 1,8%, aprile più 2,5%, maggio più 2,1%, giugno piu 0,8%, luglio più 1,9%, agosto più 2,1%, settembre più 1,8%, ottobre più 1,9%, novembre più 1,6%, dicembre più 2%.
Nel 2024: gennaio piu 1,8%, febbraio meno 0,5%, marzo più 0,2%, aprile 0,1% e maggio meno 0,2%. In controtendenza, invece, i dati finali della Cina, anche se pure il Dragone assiste a un rallentamento nella corsa della penetrazione delle elettriche: se a gennaio del 2023, il mercato delle vetture a batteria, per i cinesi, era in territorio positivo per oltre il 3%, alla fine del periodo osservato, maggio 2024, il dato è risultato in calo al più 2%. In mezzo, un’altalena: sfiora il più 5% a febbraio 2023, giù sotto quota più 3% a marzo, di nuovo su nei mesi successivi finì al più 4,3% di giugno e poi ancora un ribasso al più 1,8% ad agosto; quota zero a ottobre e meno 2,2% a novembre; il 2024 della Cina è stato sempre incerto, con il dato di gennaio positivo (più 1,8%), quelli di febbraio, marzo e aprile negativi attorno al meno 0,5% fino al balzo di maggio (più 2%).
“Manca una strategia nazionale nell’automotive e manca una visione a lunga scadenza. Le uniche ad avere la visione sono le case produttrici che vogliono pagare poco la manodopera, pagare zero l’energia e vogliono gli incentivi di Stato. Nessuno pensa però alle realtà dell’indotto, fatto da migliaia di aziende italiane e delle loro centinaia di migliaia di dipendenti. In questo il Ministero dimostra tanta buona volontà ed è oggettivamente aperto a soluzioni, ma, se tutto dovrà essere deciso da quattro multinazionali, assisteremo all’ennesimo buco di bilancio statale, licenziamenti e depauperamento dei territori. La soluzione è incentivare la ricerca e sviluppo partendo dalle piccole aziende del settore, rimodulare i crediti di imposta e condividere una strategia nazionale verso la riconversione non solo verso l’elettrico, che non è il mantra, ma verso soluzioni che prevedano anche altre soluzioni. E nelle more di una ripresa del settore, è necessario che il ministero eserciti il proprio potere per obbligare i produttori a firmare contratti di appalto ai propri fornitori in vece degli ordini aperti, quasi impossibili da scontare in banca” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
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